Fine al sistema dei colori, ripartono le gite scolastiche? Pessimismo tra le guide turistiche e gli albergatori

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Le uscite didattiche, le «mitiche» gite scolastiche per intenderci, secondo una circolare del ministero dell'Istruzione sono consentite solo in zona bianca o passando da una zona bianca all'altra. Però l'annuncio del presidente del Consiglio Mario Draghi sulla fine dello stato di emergenza il 31 marzo e lo stop del sistema dei colori, fa ben sperare. La filiera del turismo scolastico è ancora sostanzialmente ferma e, per il terzo anno consecutivo, molte scuole hanno sospeso le gite. Poiché i mesi classici delle uscite didattiche sono aprile e maggio, è da inizio pandemia, da marzo 2020, che il settore è fortemente penalizzato. E la ricaduta sulle guide turistiche è stata pesantissima: questo business incideva infatti per il 50 per cento sugli introiti annuali della categoria, dando certezze fin dall’autunno precedente, per i 2 mesi centrali della primavera e talvolta a partire da marzo. Ora le richieste sono minime, quasi tutte concentrate su maggio. Il turismo scolastico, tradizionalmente di prossimità (Piemonte, Lombardia e Liguria), è diventato in prevalenza interno: spesso sono le scuole valdostane a scegliere destinazioni nella stessa Valle d’Aosta per potersi muovere in giornata e più facilmente sul territorio. Un altro problema, comune a tutto il settore turistico, è che manca una pianificazione: tutto viene deciso all’ultimo, le prime timide richieste ci sono state da metà gennaio in poi.

«Siamo al 30 per cento in più rispetto al flusso pre Covid, non di più» conferma Felicity Roulet, guida del network Aosta Welcome. «Le richieste sono poche, per 3 fattori: l’incertezza normativa, con le regole che cambiano ogni 2 settimane; l’impossibilità per le scuole di pianificare, visto che di solito questo avveniva in autunno ma in quel periodo stavano risalendo i contagi e il problema erano le quarantene e l’organizzazione della didattica a distanza; la difficoltà a capire quanti pullman occorrono, a seconda della massima capienza consentita, e la relativa impossibilità di quantificare il costo della gita».

Anche secondo Francesca Bacolla, guida turistica della Valle d’Aosta, il caro trasporti incide sui viaggi delle scuole, soprattutto piemontesi e lombarde: «Richieste ne arrivano, ma la situazione è tiepida, ben lontani dai livelli pre-Covid, siamo intorno al 30 per cento. E sempre con questa spada di Damocle di eventuali classi in quarantena».

«Il turismo scolastico è fermo, è la terza alta stagione perduta» dichiara la guida turistica Elisabetta Converso. «E’ il segmento delle gite organizzate più penalizzato, l’unico che non ha ancora ripreso una normale attività. Le scuole hanno da poco ricominciato la didattica in presenza, ma non si è ancora potuto pensare alle uscite didattiche».

Dal fronte degli albergatori, parla Filippo Gérard, presidente dell’Adava, l’associazione di categoria: «Le scuole hanno tempi lunghi per organizzare gite e altre iniziative, siamo già a marzo e, di fatto, restano aprile e maggio che sono i mesi classici per le gite scolastiche, quindi relativamente poco tempo per organizzare. Questo del turismo scolastico era già un settore che aveva perso moltissimo terreno in Valle d’Aosta rispetto a tanti anni fa, sia per un cambiamento nella scelta delle mete, sia per tagli di budget. Per cui nella nostra regione rappresentava una percentuale bassa e concentrata su Aosta e nelle zone limitrofe; le stazioni sciistiche erano poco coinvolte. C’è inoltre da segnalare che il crescente aumento della qualità dell’offerta turistica regionale ha fatto aumentare i prezzi e si è alzato il livello della clientela, con una capacità di spesa più alta. Di conseguenza il turismo scolastico, che notoriamente viaggia su prezzi molto bassi, ha potuto negli anni contare su un’offerta che si è andata via via riducendo in Valle d’Aosta».

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