Un polo museale e scientifico a Punta Indren per rigenerare le strutture funiviarie dismesse

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I Comuni di Alagna Valsesia e di Gressoney-la-Trinité, rispettivamente per oggi, sabato 26, e per lunedì prossimo, 28 febbraio, hanno promosso, in collaborazione con i partner del progetto RigeneRosa, 2 incontri per illustrare le proposte di recupero e valorizzazione delle strutture funiviarie dismesse di Punta Indren, sul ghiacciaio di Indren del Monte Rosa. Qui un tempo si praticava lo sci estivo, che oggi non è più possibile anche a causa degli effetti del cambiamento climatico. Con il progetto RigeneRosa, sostenuto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo nel quadro del Programma Mutamenti, si mira a trasformare quelle strutture, in particolare la stazione di arrivo della funivia di Punta Indren, in un luogo per la diffusione della consapevolezza sugli effetti del cambiamento climatico in alta montagna. L’intervento di riqualificazione sostenibile comprende anche la valorizzazione turistica e scientifica delle vie di accesso alla struttura.

Oltre alle 2 Amministrazioni comunali, sono partner del progetto: Monterosa 2000, NatRisk Università di Torino, l’Istituto di Architettura Montana Politecnico di Torino, il Cnr Igg - Istituto di Geoscienze e Georisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il Dipartimento di Management dell’Università di Torino, Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta e Cipra Italia. Il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici è partner scientifico. Gli eventi potranno essere seguiti sulla pagina Facebook di Legambiente Alpi.

«Il progetto sul recupero della vecchia stazione Indren, che insiste sull’omonimo ghiacciaio dove si svolgeva fino al 1994 lo sci estivo, è un chiaro esempio di cambiamento climatico di un ghiacciaio esposto a sud. - commenta Alessandro Girod, sindaco di Gressoney-La-Trinité - La cabinovia da Alagna arrivava lì. Poi, con lo spostamento degli impianti verso il colle dei Salati, il plesso di Indren è stato abbandonato. La vecchia stazione, in disuso dal 2005, potrebbe avere una nuova vita e diventare un polo museale scientifico a cielo aperto e un punto ricettivo per far conoscere il ghiacciaio di Indren. L’obiettivo è recuperare la struttura e ricreare un percorso sui ghiacciai al confine tra Piemonte e Valle d’Aosta, prima porta di accesso al Monte Rosa».

«Oggi presentiamo il progetto preliminare, che è la fase iniziale, di studio, finanziata dalla Fondazione Compagnia di San Paolo. - spiega Roberto Veggi, sindaco di Alagna - E’ un esempio di come si potranno qualificare anche altre situazioni similari in alta quota. Una seconda fase prevede interventi per realizzare percorsi esterni e aree informative interne alla stazione. Le tempistiche di realizzazione dipenderanno dal reperimento dei fondi. Si potrebbe ipotizzare l’estate 2023 per la divulgazione e l’estate 2024, se arriveranno i finanziamenti, per l’ospitalità. Quindi, un paio d’anni per arrivare a progettare i percorsi, almeno 3 per l’ospitalità, che potrebbe avere una valenza sia invernale che estiva per l’escursionismo. Lo scioglimento dei ghiacciai, già evidente a inizio anni 2000, è un effetto evidente del cambiamento climatico a livello locale. Da quel momento è stato un continuo ridursi. Quest’anno non c’è neppure la neve per arrivare al Rifugio Gnifetti o Mantova. Il progetto intende dare nuova vita all’interno e all’esterno di questa stazione ormai priva di una destinazione d’uso, che può diventare un’opportunità per lo sviluppo futuro del territorio e uno strumento attrattivo dal punto di vista turistico, in grado di regalare ai fruitori informazioni e consapevolezza sul cambiamento climatico. Oltre alla raccolta di dati ambientali, sarà inserita nella struttura una parte legata alla divulgazione scientifico-naturalistica e alle informazioni turistiche sull’ambiente glaciale. Saranno inoltre creati itinerari che collegheranno la funivia nuova alla vecchia, con l’obiettivo di offrire ospitalità a ricercatori e a escursionisti, che vogliano provare un’esperienza in alta quota, dal punto di vista non solo alpinistico ma anche culturale, e che siano interessati a capire e a comprendere l’ambiente circostante e le potenzialità che continua ad avere, nonostante il rischio climatico».

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