«Aurelio Marguerettaz e Giulio Grosjacques hanno sabotato l’accordo con la sinistra»

«Aurelio Marguerettaz e Giulio Grosjacques hanno sabotato l’accordo con la sinistra»
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E’ sempre alta tensione tra Progetto Civico Progressista e autonomisti ex alleati di Governo. Ad accendere la miccia questa volta le dichiarazioni dell’assessore regionale Luciano Caveri, una riflessione - sul suo blog - sulla crisi e sulla debolezza del governo Lavevaz. Luciano Caveri prende atto dello «spezzettamento» del mondo autonomista dovuto ad ambizioni personali, nello stesso tempo auspica una riunificazione per affrontare il periodo complesso. Non si è fatta attendere la risposta di Rete Civica: «Ora va di moda affermare che la soluzione sta nell’unire tutti gli autonomisti, da Lavevaz a Rollandin, ed isolare Pcp e la sinistra, con cui non si può governare. Gli autonomisti dovrebbero spiegare le vere ragioni delle loro divisioni interne, e del perché hanno deciso di farne pagare le conseguenze a tutta la regione». Secondo l’ex assessora ai Trasporti Chiara Minelli la crisi della politica valdostana non è altro che la conseguenza dell’atteggiamento che gli autonomisti hanno avuto nei suoi confronti e della compagna di gruppo Erika Guichardaz. «Questa crisi si è aperta nella primavera 2021, e a quasi un anno di distanza non ha ancora trovato soluzione» afferma Chiara Minelli. «È una crisi stupida che si poteva evitare con un po’ di buon senso e coerenza, ma il capogruppo dell’Uv Aurelio Marguerettaz e il presidente della quarta commissione Giulio Grosjacques hanno sabotato l’accordo con la sinistra impedendo l’attuazione del programma ed isolandoci». Pensiero condiviso dalla consigliera di Area Democratica Erika Guichardaz, che spiega: «La proposta di unire gli autonomisti viene usata nei momenti di difficoltà e raramente è stata affrontata in modo serio e strutturale. Viene fuori ogni volta che si tratta di spartizione di cariche. - continua Erika Guichardaz - Però non voglio fare un attacco al mondo autonomista, ma ad un sistema che non tiene conto della nostra “autonomia”. Avevamo scritto insieme un programma per cambiare il modo di governare la Valle d'Aosta e per affrontare sfide difficili come l'aumento della povertà, i cambiamenti climatici e l'emergenza sanitaria. Gli autonomisti hanno deciso di non cambiare nulla con la collaborazione di un Partito Democratico che ha rinnegato tutto quello che avevamo proposto insieme in campagna elettorale».

Luciano Caveri non ci sta e replica: «Come al solito Pcp fa politica esclusivamente contro, nella logica del “no” e del risentimento. Lo fa per tenere caldi i suoi “fans”, basti solo vedere cosa scrivono le forze politiche che stanno fuori dal consiglio che sono con loro alleati. Per me possono dire quel che vogliono - continua Luciano Caveri - ma il mondo autonomista viene da radici comuni e a quelle dobbiamo rifarci. Noi crediamo nella governabilità e non nel movimentismo sessantottino che ha fatto il suo tempo, sulla casa comune autonomista mi esprimo da anni e non per chissà quale vantaggio, ma perché bisogna guardare al futuro e alle energie positive che abbiamo. La storia del potere e delle poltrone rosica chi non ha più né l’uno né le altre».

Dello stesso avviso Cristina Machet, presidente dell’Union Valdôtaine, il movimento che più di tutti vuole tornare ad essere il punto di riferimento dell’area autonomista: «Condivido le parole dell’assessore Luciano Caveri, perché dobbiamo con impegno riaffermare dentro la società valdostana le ragioni della nostra autonomia, e l’Union Valdôtaine deve tornare ad essere la “casa” dei valdostani. Cercare di creare il terreno fertile per la riunione tutti coloro che hanno le stesse idee e gli stessi ideali è un progetto importante di cui si parla da molto tempo, e trovo che sia molto limitativo definirlo come un qualcosa che “va di moda”. Il processo di dialogo tra le forze autonomista è stato raggiunto in modo naturale in consiglio regionale, e come già spiegato, il vertice dell’Union Valdôtaine nominerà una commissione ad hoc, con l’incarico di valutare i punti in comune tra il nostro movimento e gli altri, dopodiché l’incarico passerà al Conseil Fédéral ed infine alle sezioni». Cristina Machet puntualizza anche sulle accuse di Pcp in merito alla mancata attuazione del programma: «Per quel che mi riguarda la volontà di rimettere insieme le forze autonomista non vuole proprio mettere all’angolo nessuno. Non credo che il programma non sia stato rispettato, anche perché è pubblico e se ci fosse stato il mancato rispetto degli accordi credo che ci sarebbe stata un’ulteriore rottura all’interno della maggioranza. I motivi di come mai le due consigliere sono uscite dalla maggioranza sono altri, anche perché con i loro ex compagni di partito del Pd il dialogo non è cessato».

«Io penso che i movimenti politici che parlano di quel che fanno gli altri partiti - commenta Albert Chatrian coordinatore di Alliance Valdôtaine - lo fanno perché non hanno altri argomenti di cui parlare, e per quel che mi riguarda prendo le distanze da questo modo di aizzare polemiche. Prima di tutto, l’obiettivo di noi autonomisti oggi è quello di fare della buona politica e buona amministrazione, e poi, in secondo piano, non nego che c’è anche l’idea di una ricomposizione dell’area autonomista, ma questo perché abbiamo preso atto di come il confronto tra i gruppi consigliari di Av-Vda Unie e Union Valdôtaine è stato in questa legislatura molto proficuo. Ma non possiamo però solo considerare la parte politica degli eletti, se succederà sarà un processo in evoluzione nei prossimi anni che coinvolgerà anche la base, e non c’entrano nulla le poltrone. Vero è che un’unica forza autonomista ricomposta, che sia pluralista e forte, può solo che giovare alla Valle d’Aosta nei confronti di uno Stato nazionale e dell’Unione Europea, con anche un confronto con le altre minoranze linguistiche europee e dell’arco alpino. È quello di cui ha bisogno la Valle d’Aosta per affrontare le sfide dell’autonomismo di un domani».

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