Il direttore Carlo Chatrian: «Il Festival del Cinema di Berlino parla italiano»

Il direttore Carlo Chatrian: «Il Festival del Cinema di Berlino parla italiano»
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Berlino da vivere: sembra essere questo il messaggio della 72a edizione del Festival Internazionale del Cinema nella capitale tedesca, che dal 2020 è diretto da Carlo Chatrian, giornalista, autore di monografie legate al cinema, che ha le sue radici ad Aosta e condivide il ruolo con Mariette Rissenbeek. Iniziata giovedì 10 febbraio, la Berlinale, che proseguirà fino a domenica 20, vuole ricreare un’esperienza collettiva, dopo il lungo periodo di chiusura. «L’edizione 2022 del festival è totalmente in presenza. - spiega il direttore Carlo Chatrian - Ciò significa che per vedere i film bisogna venire a Berlino, che è una città affascinante anche d’inverno. Visto il perdurare della pandemia, ci sono alcune attività rivolte ai professionisti che si svolgeranno online ma per quanti non possono oppure non vogliono viaggiare l’unico modo di respirare un po' dell’atmosfera del festival sarà connettersi al sito Berlinale.de o visitare i suoi social media channels dove già da ora ci sono interviste ai registi, trailer e altri contenuti». Un posto speciale sarà riservato alla figura di Monica Vitti, la grande attrice che dopo una lunga malattia che ne aveva causato il ritiro dalle scene è stata salutata da una folla commossa ai funerali celebrati a Roma sabato 5 febbraio. «Non ho avuto il piacere di incontrare Monica Vitti - commenta Carlo Chatrian, che le ha dedicato un ricordo sul sito ufficiale del Festival - ma come molti sono stato folgorato da alcuni suoi film, dalla sua voce, dalla sua capacità di lavorare su registri paralleli, coniugando l’artistico e il popolare. Accanto all’attrice solare, che tutti conoscono e che tendiamo a ricordare ce ne era un’altra più introversa, capace di dialogare con il sistema e talvolta criticarlo. Su questo suo rapporto con il chiaro e l’oscuro ho scritto un testo 2 anni fa ricordando il film “La Notte” e la sua presenza a Berlino, per presentarlo, negli anni Sessanta. Rivedendo quel magnifico film ho scritto: “Monica Vitti racchiude gran parte dell'ambiguità che ha reso l'Italia un paese moderno e arcaico allo stesso tempo. In un sistema culturale ed economico dominato dagli uomini, si è rivelata un'immagine di indipendenza e resistenza alle convenzioni”».

La presenza italiana, in questa 72esima edizione, è consistente e prestigiosa: Paolo Taviani partecipa per la prima volta senza il fratello Vittorio, insieme a Dario Argento, Nicolò Bassetti, Francesco Costabile e Chiara Bellosi. «È un buon anno per il cinema italiano - sostiene Carlo Chatrian - e Berlino lo racconta attraverso grandi maestri che ritornano, Taviani e Argento, con film liberi e anche irriverenti ma anche con una serie di nuove voci che speriamo si faranno sentire per lungo tempo. Nel modo documentario o nella finzione i film presentati a Panorama mostrano tutti un'Italia giovane che rompe con i cliché e con l’idea che non ci sia spazio per raccontare percorsi coraggiosi, individuali sì ma anche modelli per un futuro da scrivere». In questa edizione si apre anche una finestra sulla realtà alpina. «In concorso figura Drii Winter, un film svizzero girato quasi tutto in un alpeggio in alta montagna - riferisce Carlo Chatrian - Il film racconta una storia di finzione ma è interpretato da attori non professionisti che vivono nei luoghi filmati e parlano il dialetto locale. Drii Winter, offre una rappresentazione della montagna vera che spero i valdostani avranno modo di vedere. La scelta delle inquadrature, ad esempio, mette sempre in evidenza il dislivello, il che diventa anche una chiave attraverso cui leggere una storia tra 2 personaggi che un po’ alla volta si separano. E poi il formato scelto è quadrato, che esalta la verticalità invece dell’orizzontalità. Insomma il film è il frutto di una riflessione su cosa è la montagna e come si può filmarla che mi sembra originale ed efficace».

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