Peste suina africana, una possibile minaccia anche per la Valle d’Aosta
La Peste suina africana (PSA) è una malattia virale che colpisce suini e cinghiali. Altamente contagiosa e spesso letale per gli animali, non è, invece, trasmissibile agli esseri umani. Le epidemie hanno pesanti ripercussioni economiche nei Paesi colpiti e per questo occorre prestare la massima attenzione ed adottare tutte le profilassi del caso indicate dalle autorità sanitarie ed in particolare dal comparto veterinario.
Analizzando brevemente i dati epidemiologici nazionali e internazionali si evince come nel 2014 si è assistito ai primi episodi documentati con innesco di un’epidemia di PSA in alcuni Paesi dell’Est dell’Unione europea. Da allora la malattia si è diffusa in altri stati membri dell’Unione, tra cui Belgio e Germania, mentre in ambito internazionale è presente in Cina, India, Filippine e in diverse aree del Sud-Est asiatico, raggiungendo anche l’Oceania (Papua Nuova Guinea). Numerosi sono gli studi condotti nell’ultimo periodo da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità animale (OIE) con sede a Parigi. Lo scorso 7 gennaio è stato confermata la prima positività in un cinghiale continentale italiano trovato morto in Piemonte, nel Comune di Ovada, in provincia di Alessandria. Precedentemente, infatti, in Italia la malattia era presente unicamente in forma endemica in Sardegna, dove negli ultimi anni si registra un costante e netto miglioramento della situazione epidemiologica grazie agli sforzi condotti dal settore veterinario. Il virus riscontrato in Piemonte è geneticamente diverso dal quello circolante in Sardegna, e corrisponde a quello circolante in Europa da alcuni anni e costituisce pertanto una seria minaccia per allevamenti e l’intera filiera.
Quali sono i piani di eradicazione e le azioni di controllo?
Dal 2020 l’Italia, in considerazione dell’epidemia europea e in base a quanto previsto nell’ambito della strategia comunitaria di prevenzione e controllo della malattia, ha elaborato un piano di Sorveglianza nazionale, che contempla anche una parte dedicata alla sola Sardegna relativamente alle misure volte al raggiungimento dell’eradicazione. Il Piano è presentato annualmente alla Commissione Europea per l’approvazione e il cofinanziamento. Come previsto dalle norme comunitarie, dalla conferma della positività del cinghiale lo Stato Membro interessato ha 90 giorni di tempo per presentare alla Commissione Europea uno specifico Piano di eradicazione.
Cosa possiamo fare come cittadini per evitare di diffondere un eventuale contagio qualora la malattia arrivi anche in Valle d’Aosta?
Turisti, allevatori, cacciatori, e più in generale i cittadini devono scrupolosamente seguire i consigli delle autorità veterinarie come ad esempio evitare di gettare residui di carne fresca o stagionata di suino in contenitori chiusi e durante l’attività venatoria al cinghiale evitare di lasciare residui di esso e smaltirli seguendo le profilassi indicate dall’Organizzazione mondiale della sanità animale reperibili sul loro sito o altri come Istituti Zooprofilattici e Usl.