Guardia medica, fino al 45 per cento di turni scoperti “Carenza che provoca un record di chiamate al 118”
La carenza di medici di continuità assistenziale - ovvero la cosiddetta “guardia medica” - è stata riportata all'attenzione del Consiglio Valle durante la seduta di giovedì scorso, 27 gennaio, con un'interpellanza presentata dal gruppo Progetto Civico Progressista.
«I medici di continuità assistenziale, - ha detto la capogruppo Erika Guichardaz - rappresentano un prezioso strumento per dare risposte al territorio - in particolare in una regione montagna e turistica - per supportare le emergenze e per dare un apporto nella gestione della pandemia. Come tavolo sanità di Pcp abbiamo analizzato i dati da gennaio a settembre 2021 e evidenziato che a settembre si è raggiunto un picco del 45 per cento di turni scoperti, su 15mila accessi all'anno solo 770 sono inviati in ospedale quindi un ottimo filtro del territorio. Altro dato molto significativo e degno di analisi è la percentuale rispetto al totale delle prestazioni: il 30 per cento sono visite ambulatoriali, il 13 per cento solo prescrizioni, il 13 per cento visite domiciliari e solo il 5 per cento l’invio in ospedale e il 28 per cento una consulenza telefonica. In Valle d'Aosta, tuttavia, c'è una grave carenza di queste figure e i numeri record di chiamate al 118 per ogni tipo di informazione ne sono un'ulteriore conferma. Visto l'accordo sottoscritto con i medici di medicina generale per estendere la possibilità di svolgere turni come medici di continuità assistenziale, chiediamo quanti di questi abbiano dato la loro disponibilità e se è stata valutata la possibilità di attivare la reperibilità domiciliare. Chiediamo anche come si intenda rispondere a questa grave carenza oltre che quali e quanti corsi di formazione e aggiornamento in tema di emergenza-urgenza siano stati organizzati negli ultimi 5 anni e con quale partecipazione».
«Pur nella consapevolezza che la grave carenza di medici di continuità assistenziale non può trovare soluzione con azioni ad effetto immediato, a ottobre scorso è stato sottoscritto lo specifico accordo integrativo regionale per garantire la continuità assistenziale: - ha risposto l’assessore alla Sanità Roberto Barmasse - si tratta di misure, per lo più remunerative, che hanno l'obiettivo di rendere maggiormente flessibile la gestione organizzativa del contributo dei medici convenzionati. I medici di assistenza primaria che hanno dato la propria disponibilità sono ad oggi 3. Non è stato invece possibile attivare la reperibilità domiciliare in quanto i dottori già operanti hanno un carico troppo elevato e non riescono ad aggiungere ulteriori servizi a quelli in cui sono già impegnati. A integrazione di queste misure, sono da considerare le disposizioni di attrattività approvate con la legge di stabilità regionale 2022-2024, che hanno anche previsto nuove risorse da destinare alla stipula di accordi integrativi regionali per il riconoscimento di incentivi per la riorganizzazione e il potenziamento dell'assistenza territoriale in Valle. L'Assessorato è già al lavoro per renderle concrete e a breve si terranno i primi confronti con i referenti dei Comitati regionali della medicina convenzionata».
In merito ai corsi di formazione in tema di emergenza-urgenza, l'Assessore ha specificato che «i medici di continuità assistenziale, così come le altre figure della medicina convenzionata, svolgono in via autonoma la formazione annuale e non vi è la possibilità di imporre la frequenza a corsi tematici. Preciso tuttavia che tra i vari corsi organizzati dall'Usl vi sono anche quelli in materia di emergenza-urgenza, ai quali possono accedere anche i medici convenzionati. Condivido la necessità che tali figure sanitarie, sia per una questione di ordine professionale, sia per una questione deontologica, partecipino a momenti di formazione in materia di assistenza in emergenza-urgenza: sarà mio impegno invitare l'Usl affinché organizzi dei corsi tematici rivolti in particolare ai medici di continuità assistenziale, pur non potendo obbligare tali medici a prendervi parte».
«La carenza di medici per il servizio di continuità assistenziale non va affrontata solo con gli incentivi economici, ma riguarda la valorizzazione e la sicurezza del ruolo e la costruzione di sinergie con la rete delle cure primarie e con i servizi sanitari di emergenza. - ha replicato la consigliera Erika Guichardaz - Per avere cura degli utenti bisogna avere cura anche degli operatori che li devono assistere. La disponibilità di strumenti diagnostici e l'addestramento al loro utilizzo, la gestione condivisa dei dati sanitari, l'uso della telemedicina sono alcune proposte. Speriamo che le sfide future su come incentivare la continuità assistenziale non finiscano nel cassetto come successo per le Usca e i Covid Hotel per poi prenderle in considerazione quando non avrebbero lo stesso effetto. Siamo in una fase di pianificazione della sanità e questo è il momento migliore per confrontare le nostre idee».