Concessa al consorzio di Roisan l’acqua delle sorgenti Berrio-Nemoz
La Giunta regionale ha concesso al consorzio di miglioramento fondiario di Roisan la derivazione d’acqua dalle sorgenti denominate Berrio-Nemoz. «Le opere che costituiscono l’impianto derivatorio sono già esistenti e funzionanti. - si legge nel testo della deliberazione - L’utilizzo a scopo irriguo, a servizio del comprensorio di attuale competenza del consorzio di miglioramento fondiario Roisan, di tali acque avviene da tempo immemore da parte degli abitanti, pertanto, l’istruttoria dell’istanza in questione si configura quale regolarizzazione amministrativa di una derivazione già in atto». La concessione ammonta a 0,59 moduli massimi (59 litri al secondo) nel periodo dal 1° aprile al 31 ottobre di ogni anno per irrigare una superficie di circa 40 ettari nonché, dal 15 marzo al 30 novembre, a 0,035 moduli massimi (3,5 litri al secondo) per l’uso abbeveraggio del bestiame, per un prelievo medio annuo pari a 37,10 litri al secondo.
Nell’impluvio denominato torrente Montanie confluiscono tutte le acque sorgive che scaturiscono a partire dalla quota di 1.370 metri, denominate genericamente Berrio-Nemoz. Negli anni 2000 è stato realizzato, a cura del consorzio di miglioramento fondiario di Roisan, il primo lotto dell’impianto irriguo a servizio del comprensorio consortile con il quale sono state captate le sorgenti poste lungo l’impluvio del torrente nella fascia compresa tra le quote di 1.370 e 1.003 metri di altitudine.
«L’uso dell’acqua in questione si tramanda da secoli ma non era mai stato formalmente concesso. - conferma il presidente del consorzio irriguo di Roisan Lino Grimod - Questo passaggio è quindi di grande importanza per noi perché ora abbiamo finalmente la concessione. Da qui si potrà partire per proseguire con i lavori al fine di utilizzare queste acque a beneficio del consorzio, risorse economiche permettendo; in particolare per ciò che riguarda la realizzazione dell’impianto di irrigazione a pioggia nella parte bassa del comprensorio, che ne è ancora sprovvista».