Medico indagato per la bimba morta dopo essere stata visitata
È giunta alle fasi finali l’inchiesta della Procura di Aosta sulla morte Valentina Chapellu, avvenuta a soli 17 mesi il 17 febbraio 2020 all'Ospedale Regina Margherita di Torino, dove era giunta in condizioni disperate. La piccola, prima del tragico epilogo, era stata visitata e dimessa per 4 volte dall'Ospedale Beauregard di Aosta.
Il sostituto procuratore Francesco Pizzato ha notificato l'avviso di conclusione indagini per omicidio colposo all'ultimo medico che visitò la bambina ad Aosta, Marco Aicardi, 38 anni, di Verrayes. Quest’ultimo ora potrà chiedere al Pubblico ministero ulteriori atti d’indagine o di essere sentito, nonché produrre documentazione o memorie ritenute utili a superare gli addebiti formulati. Chiuso tale termine, la Procura dovrà pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio.
Chiesta, invece, l'archiviazione per gli altri 2 sanitari inizialmente inquisiti, ovvero Adriano Bobbio, 46 anni, di Sarre, e Catherine Bertone, 49 anni, di Aosta.
La decisione della Procura si basa sull’esito della perizia dei consulenti Cinzia Immormino, medico legale, e Antonio Francesco Urbino, direttore della Pediatria d’urgenza della “Città della Salute e della Scienza” di Torino, svolta nell'ambito dell'incidente probatorio. Secondo i periti non era possibile attribuire pienamente una diretta conseguenza fra l'operato dei medici che hanno avuto in carico la bambina e la sua morte.
Cinzia Immormino e Antonio Francesco Urbino sottolineano però che sussistono chiari profili di colpa, determinati da negligenza e imprudenza da parte del medico che la visitò durante l'accesso al Pronto Soccorso dell’Ospedale Beauregard l'11 febbraio 2020. Si tratta di «Colpa lieve» attribuita a Marco Aicardi, in quanto un «Evento così drammatico era effettivamente raro e quindi non si può pensare» che abbia «Agito nonostante la previsione dell'evento». Un'adeguata «Diagnosi e terapia avrebbero influito in termini significativi sulla sopravvivenza, ma anche nel determinismo del decesso». Dalla consulenza, emerge che al momento delle 2 visite precedenti a quella dell’11 febbraio, svolte da Adriano Bobbio e Catherine Bertone, è molto probabile che la bambina fosse già affetta da influenza A, in quel momento senza la sovrainfezione batterica che ne ha causato la morte. L'11 febbraio le sue condizioni erano sufficientemente gravi da indicare un periodo di osservazione prolungato e un eventuale ricovero, in cui eseguire esami ematochimici e strumentali. «Sicuramente - sottolineano i periti - si poteva impostare una terapia che avrebbe dato maggiori possibilità di sopravvivenza alla bambina».