Stop alle donazioni di sangue a Carema con l’Avis di Pont “Manca l’accordo tra Regioni Piemonte e Valle d’Aosta”
Stop alle giornate di donazione straordinaria di sangue organizzate a Carema dall’Avis di Pont-Saint- Martin in collaborazione con la piemontese Avis intercomunale “Arnaldo Colombo”. Nei giorni scorsi quest’ultima associazione ha infatti inviato una lettera a quella della Bassa Valle. «Poiché nei mesi scorsi sono pervenute rimostranze da parte del responsabile trasfusionale di Aosta, tramite l’Assessorato Settore Sanità della Regione Piemonte, finché non ci saranno autorizzazioni ufficiali tramite accordi tra le Regioni, siamo costretti a sospendere tali uscite di prelievo. - si legge nel testo firmato dalla presidente dell’Avis “Arnaldo Colombo” Marisa Gilla - Siamo spiacenti di questa decisione ma non è possibile ignorare tali osservazioni, in particolare in questo grave momento in cui abbiamo difficoltà ad organizzare le uscite anche nelle nostre sedi, per la carenza di personale sanitario».
Nel 2021 si erano svolte 2 giornate di raccolta del sangue a Carema - una a luglio e una a ottobre -, in collaborazione con l’Amministrazione comunale che ha messo a disposizione l’area sportiva dove parcheggiare l’autoemoteca proveniente dal Piemonte, ovvero un’unità mobile di raccolta di sangue con all’interno 4 postazioni per la donazione, uno spazio riservato agli infermieri, una stanza per le visite e una piccola sala d’aspetto.
«Negli ultimi anni abbiamo sempre avuto, tra i nostri 450 soci, oltre 100 donatori non convocati per la donazione dal centro trasfusionale e nel 2021 siamo arrivati addirittura a 180. - spiega Eraldo Giovanetto, consigliere nazionale Avis e presidente fino allo scorso mese di novembre (ora sostituito da Stefano Brunod) della sezione di Pont-Saint-Martin - Insomma, il 25 per cento delle persone iscritte alla nostra associazione vorrebbe donare ma non può farlo perché non viene chiamata. Noi abbiamo la necessità di fare donare tutti perché altrimenti i volontari si demotivano, pensano che il sangue non serve, si allontanano e quando si presenta la necessità non ci sono più. Le strade che stavamo percorrendo erano 2: innanzitutto continuare con le donazioni anche a Ivrea, e ne effettuiamo un centinaio all’anno, in particolare di nostri soci residenti in Canavese; in secondo luogo si era presentata questa possibilità di organizzare giornate straordinarie di prelievo a Carema. Tra luglio e ottobre sono state raccolte 46 sacche di sangue dall’autoemoteca proveniente dal Piemonte, le ultime in particolare destinate all’Ospedale Regina Margherita di Torino. Insomma, l’iniziativa stava andando bene e ci permetteva di chiamare noi direttamente per la donazione quei soci che non venivano convocati da molto tempo. Poi è arrivata questa lettera che stoppa tutto, a partire dalla nuova iniziativa che stavamo programmando per il mese di marzo. Siamo a dir poco dispiaciuti».
«Nel corso di una riunione regionale tecnico-consultiva per le attività trasfusionali che ha il compito di concordare le attività tra Assessorato, Struttura trasfusionale e Associazioni di donatori, era emersa la questione relativa alle donazioni nella sede di Donnas (utilizzata dall’Avis di Pont-Saint-Martin ndr). - risponde il direttore della struttura di Immunoematologia e Medicina trasfusionale dell’Usl della Valle d’Aosta Pierluigi Berti - In quella circostanza i rappresentanti dell’Avis avevano segnalato una disponibilità alla donazione eccedente rispetto alle necessità di questo periodo, tanto più che la sede di Donnas ha limitazioni di accesso numerico legate alla pandemia e al divieto di creare assembramenti. A fronte della loro richiesta, abbiamo risposto in primo luogo che la donazione va commisurata ai consumi del periodo. In secondo luogo, in caso di difficoltà di accesso a Donnas, si può programmare una donazione nella sede di Aosta come fanno tutti i donatori della regione esclusi quelli della Bassa Valle. Per noi la questione era chiusa lì. Ci siamo poi in seguito accorti tramite i “social” che era stata programmata, da parte dell’Avis di Pont-Saint-Martin in collaborazione con un’Avis torinese, una raccolta di sangue a Carema di cui non sapevamo nulla. Ho fatto perciò presente la cosa al nostro Assessorato che immagino abbia poi avuto un confronto con l’Assessorato piemontese. Che un’associazione della Valle d’Aosta indirizzi propri donatori al di fuori della programmazione valdostana verso un'altra regione è un comportamento del tutto anomalo. Ciò tra l’altro impoverisce le potenzialità di convocazione della nostra regione perché non possiamo sapere quali volontari hanno donato in queste giornate dal momento che non li convochiamo noi». «Un conto è se le 2 regioni, nell’ambito di un accordo, definiscono modalità condivise per facilitare la donazione, un altro se un’associazione di donatori inserita nella programmazione regionale della Valle d’Aosta si muove autonomamente contattando un’Avis del Piemonte per fare portare il sangue a Torino. Ripeto, è un comportamento a dir poco anomalo» conclude il dottor Pierluigi Berti.
«Se una persona per donare deve salire fino ad Aosta, il volontariato inizia a costare un po’ troppo, senza contare il fatto di dover percorrere un’ora di automobile dopo il prelievo. - replica Eraldo Giovanetto - I dati, poi, parlano chiaro: tra le persone che abbiamo chiamato per le giornate di Carema, una non veniva convocata da 48 mesi, altre 6 da 3 anni. Credo sia un merito della sezione di Pont averli avvicinati nuovamente alla donazione. Per quanto riguarda gli spazi della sede di Donnas, faccio notare che nel 2020 erano stati convocati in media 23 donatori per ogni seduta, nel 2021 solo 13: evidentemente non è solo una questione di evitare gli assembramenti. Ogni anno l’età media dei nostri donatori aumenta di 6 mesi: se li demotiviamo e li perdiamo, presto ne avremo carenza».