Alleanza tra studiosi per far luce sui retroscena dell’annessionismo

Alleanza tra studiosi per far luce sui retroscena dell’annessionismo
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Prende la forma di una convenzione tra enti di studio, Istituto storico della Resistenza e Fondazione Chanoux, il desiderio di far luce sugli eventi che determinarono la non annessione della Valle d’Aosta alla Francia, una mossa che tra il 1944 e il 1946 ha acceso speranze in una parte dei valdostani, cadendo poi nel nulla. Annunciato ad aprile 2021 da François Stévénin, dopo l’assemblea annuale dell’Istituto storico della Resistenza che presiede, l’accordo è stato attuato ed il suo programma di intenti è stato presentato al pubblico martedì 18 gennaio, nella sala dell’Hotel Duca d’Aosta nel capoluogo regionale. Erano presenti la direttrice dell’Istituto Vilma Villot, il presidente Françsoi Stévénin e il presidente della Fondazione Chanoux Marco Gheller. «Sarà un lavoro lungo ed articolato - spiega François Stévénin - che richiederà molte risorse, sia umane che economiche. Partiamo dallo storico Andrea Désandré e da Alessandro Celi della Fondazione. Poi si aggiungeranno altri ricercatori, perché il materiale da esaminare è tanto». «Per la prima volta in Valle d’Aosta si stipula una convenzione di questo genere. - aggiunge Marco Gheller - Uno dei nostri compiti sarà andare avanti nella ricerca e delineare il più possibile questo percorso. Sarà una ricerca plurale, perché ognuno di noi è portatore di esperienze e consapevole di non essere garante di verità».

Il primo investimento è costituito dai 20mila euro deliberati dai 2 enti, cui si aggiungono altri 5mila donati dall’Associazione ex consiglieri regionali, come ha sottolineato il suo presidente Piero Ferraris. Ma non basterà: nei prossimi mesi il progetto sarà presentato anche alle fondazioni bancarie, nella speranza di ricevere il loro supporto, e si farà opera di raccolta fondi che coinvolgerà dal basso tutta la popolazione, tramite l’approccio del crowfounding. Le vie da esplorare saranno infatti molte e tante anche le persone da coinvolgere.

Assente alla serata lo storico Andrea Desandré, per motivi di salute, gli obiettivi della ricerca sono stati illustrati prevalentemente da François Stévenin e da Alessandro Celi. «Alcuni archivi stanno riaprendo - ha motivato il presidente dell’Istituto storico della Resistenza François Stévenin - mentre i testimoni diretti di quegli anni sono scomparsi quasi tutti. Ormai dobbiamo affidarci alle carte, sempre che ce le lascino consultare. Andrea Desandré ha già fissato appuntamenti in Vaticano e al Ministero degli Interni, Alessandro Celi sarà presto al Ministero degli Esteri francese e cercherà di accedere agli archivi del generale Charles De Gaulle, che finora è stato bloccato dal figlio Philippe. Sarebbe interessante sapere anche se i valdostani emigrati in Francia possono aver avuto un peso nella scelta iniziale del generale di appoggiare la richiesta di annessionismo della Valle d’Aosta, ma sarebbe da indagare anche l’interesse verso la Svizzera, la cui Confederazione aveva ispirato ad Emile Chanoux una regione che potesse autogovernarsi, ricordiamo che a Sion c’era un personaggio importante come il vescovo François-Nestor Adam, originario di Etroubles». L’interesse si allarga poi a Londra e spazia fino alla Nuova Zelanda, ovunque si sia trattata la questione, finché ci saranno risorse.

Le discussioni, alla fine della seconda guerra mondiale, erano state molto accese: il forte interesse di De Gaulle con il suo «Vogliamo la Valle d’Aosta», il movimento dei valdostani pro o contro l’annessione alla Francia, la visione di una catena alpina a scudo contro la minaccia dell’Armata Rossa, il ruolo nell’economia delle risorse idroelettriche, come ricorda Celi, e le potenzialità turistiche, di fronte alle grandi Olivetti e Fiat. Poi, quasi d’improvviso, il silenzio sull’argomento, che aveva lasciato lo spazio al «Siamo tutti italiani, ma autonomisti». Molto riecheggia nelle pagine di Roberto Nicco, Tullio Omezzoli, Marco Cuaz, Severino Caveri, Sergio Soave, Bruno Salvadori, ma il quadro completo non c’è, bisogna ricostruirlo.

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