Lo storico Marco Cuaz: «Gli archivi più interessanti sono quelli dei servizi segreti»
Non è nuovo sulle pagine del nostro giornale il tema dell’annessionismo, cioè la possibilità, alla fine della seconda guerra mondiale, per la Valle d’Aosta di diventare parte di un vicino Stato francofono. A sollevarlo è lo storico Marco Cuaz che commenta: «Sono molto contento di quello che accade. La massima soddisfazione per uno storico è aprire, o in questo caso riaprire, un cantiere di ricerca. L’aver spinto, con la mia piccola rubrica su “La Vallée”, poi raccolta in “Storie valdostane (ancora da raccontare)”, le due maggiori istituzioni di ricerca storica valdostane a convenzionarsi e avviare un grande progetto è un risultato straordinario. Evidentemente devo aver scritto alcune cose che interessano ancora a qualcuno. Lieto, se richiesto, di dare il mio piccolo contributo». La convenzione fra Istituto storico della Resistenza e della Storia contemporanea e Fondazione Chanoux dà gambe al desiderio di sapere come la piccola Valle d’Aosta sia diventata interessante per i decisori internazionali e come poi, quasi da un giorno all’altro, di annessionismo non si sia più parlato. «Oggi si cerca con tanta fatica di costruire l’Europa, non più di spostare le frontiere. - spiega Marco Cuaz - Possiamo guardare tutta la vicenda con un certo distacco e perciò anche comprendere meglio. Ora si stanno aprendo archivi che fino a qualche tempo fa erano inaccessibili per esempio quelli dei servizi segreti, che sono i più interessanti, se nel frattempo non sono stati troppo ripuliti. Confesso che sono invece molto scettico sugli archivi privati, perché sono costruiti dai protagonisti per dare una certa immagine di sé, poi spesso revisionati dalla famiglia e ulteriormente riordinati. Insomma è difficile che i documenti, quelli davvero delicati, arrivino al ricercatore». Mitigata l’influenza politica del momento, raffreddati gli animi, ora si pone un altro problema. «Lo svantaggio è che i protagonisti non ci sono più - afferma Marco Cuaz - e non ci possono raccontare quello che è avvenuto ma che non doveva lasciar traccia. Per esempio c’è da chiedersi cosa avranno detto il maggiore McKenna o i servizi del SIM a Severino Caveri, Ernest Page e Paul Alphonse Farinet, il 28-30 aprile del 1945, perché da pianificatori dell’occupazione francese della Valle d’Aosta diventassero improvvisamente fautori dell’autonomia all’interno dello Stato italiano. Dubito che troveremo mai un documento scritto. Suggerirei di guardare ai comportamenti delle persone invece di cercare il documento d’archivio rivelatore. Quello che la gente fa, piuttosto che quello che la gente dice, o scrive, o peggio lascia scritto per i posteri».