«Zero stranieri e nessun gruppo, si vive alla giornata»

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A partire da lunedì scorso, 17 gennaio, la Valle d’Aosta, unica regione in Italia, è entrata in zona arancione a seguito del peggioramento dei dati del monitoraggio sanitario relativo ai casi Covid-19. Come hanno reagito alla pessima notizia gli albergatori valdostani nel bel mezzo della stagione invernale? In Alta Valle, e in maniera più considerevole ai piedi del Monte Bianco, si è tirato un sospiro di sollievo grazie al recente ritorno dei turisti del Regno Unito agevolato dell’allentamento delle misure nel loro Paese. Purtroppo però non tutte le strutture lavorano con i clienti stranieri e gli italiani si fanno in un certo senso desiderare, prenotando solo nei fine settimana. «In questi giorni fortunatamente abbiamo un gruppetto di spagnoli, però le disdette continuano a fioccare, con qualche prenotazione che fortunatamente riesce a rimpiazzarle. - afferma Laura Pont dell’Hotel Beau Séjour di Pré-Saint-Didier - Per il momento non ci lamentiamo, siamo aperti e, anche se poco, stiamo lavorando: speriamo in bene per le prossime settimane e di finire la stagione!». Le cancellazioni e le incertezze sono ormai un’amara routine: «Tanti clienti ci telefonano non tanto per prenotare, ma per avere informazioni sulle regole per potersi spostare siccome, come al solito, sono poco chiare. - aggiunge Nicoletta Chatel dell’Hotel Valdigne di Morgex - Il continuo aumento delle restrizioni e l’annullamento di quasi tutte le manifestazioni in programma non fa che ridurre le nostre prospettive future». Per quanto riguarda le strutture ricettive della Val di Rhêmes, abituate a lavorare con i turisti stranieri provenienti in particolare dal Belgio, al momento sembra tutto confermato: «La situazione è sempre più assurda, più si va avanti maggiore è la confusione: si oscilla tra settimane piuttosto tranquille a domeniche di pienone. - riferisce Sharon Saudin dell’Hotel Boule de Neige di Rhêmes-Notre-Dame - Per quanto riguarda le prenotazioni siamo messi abbastanza bene, soprattutto nei fine settimana, anche se si muove tutto all’ultimo e le vacanze di Carnevale sono sottotono rispetto agli scorsi anni: tutto dipenderà dal colore in cui saremo la prossima settimana». A Saint-Vincent si vive nell’attesa e nell’immobilità: «Che dire, è un disastro: fino a fine gennaio abbiamo deciso di aprire solo nei fine settimana e poi voglio sperare di non finire in zona rossa. - afferma sconcertato Alessandro Perosino dell’Hotel Elena di Saint-Vincent - Diciamo che ci aspettavamo il calo dopo le vacanze di Natale, ma non pensavamo così tanto: zero stranieri e nessun gruppo in arrivo! Viviamo alla giornata come da due anni a questa parte, si lavora al sabato con gli Italiani che aspettano sempre fino all’ultimo per prenotare, ovviamente, data la situazione. A mio avviso si dovrebbe insistere sul fatto che chi ha il Super Green pass possa muoversi e vivere tranquillamente, mantenendo il distanziamento e indossando le mascherine, altrimenti non ne usciamo più». Al cospetto del Cervino sono arrivate le prime disdette e numerose richieste d’informazioni dettagliate sulle nuove regole in vigore, soprattutto per quanto concerne gli impianti di risalita: «Essere in zona arancione non è certo una bella pubblicità, se una famiglia deve decidere dove andare in vacanza è probabile che scelga delle altre località più sicure a livello di immagine. - sostiene Nicola Pession dell’Hotel Al Caminetto di Valtournenche - Invece di criticare la libera scelta di una parte della popolazione valdostana i politici dovrebbero rimboccarsi le maniche e trovare il modo di aumentare i posti in terapia intensiva: siamo una piccola regione che vive di turismo, già con la pandemia la stagione è zoppa, se diventiamo rossi è la fine! Guardando il lato positivo, rispetto all’anno scorso siamo aperti e i nostri clienti sono davvero felici di poter sciare ed essere qui: speriamo davvero di poter continuare a lavorare». Infine, in Bassa Valle, la situazione è davvero critica e comincia a gravare sulle strutture alberghiere: alcune di esse, infatti, hanno deciso di chiudere per limitare i costi e i danni: «Le prenotazioni in essere non sono affidabili, le disdette e i “no show” sono all’ordine del giorno, le nuove richieste e le conferme sono molto poche, non coprono le cancellazioni. - conclude Giorgia Vigna Lasina dell’Hotel Le Cœur du Pont di Donnas, presidente dell’associazione dei Jeunes Hôteliers Valdôtains - Non ci resta che sperare, anche se ormai sono quasi due anni che speriamo».

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