Falce e martello alla valdostana: la galassia comunista sopravvive - ma non va d’accordo - anche da noi
Sono quasi un centinaio i valdostani iscritti ai partiti della «galassia politica» che fa riferimento all’estrema sinistra, i comunisti per intenderci. Hanno falce e martello o la stella nel simbolo, e i movimenti presenti nella nostra regione che fanno esplicitamente parte di questa galassia sono Potere al Popolo, Partito Comunista Italiano, Rifondazione Comunista e il Partito Comunista di Marco Rizzo.
Il professore Alessandro Pascale, valdostano di origine e ora residente a Milano, è stato anche candidato a sindaco di Milano per il Partito Comunista di Marco Rizzo nelle ultime elezioni amministrative del 2020, sfidando il sindaco uscente Giuseppe Sala.
In passato sono stati molti i tentativi, sia a livello nazionale che regionale, di unire le forze comuniste in un’unica sigla, però le diverse cosiddette sensibilità hanno sempre impedito che si riuscisse a creare un progetto comune. In questo scenario la forza più «corposa» in Valle d’Aosta è Potere al Popolo - è anche il più giovane dei 4 partiti - che conta 40 iscritti. A livello nazionale Potere al Popolo nasce a Napoli nel centro sociale «Je so’ pazzo» nel dicembre 2017, proponendosi come listone per unire tutte le sigle di estrema sinistra per le elezioni nazionali del 2018, con l’obiettivo di arrivare al quorum del 4 per cento. Dopo l’esperienza fallimentare - con un misero 1,5 per cento raggiunto - ogni partito tornò sulla propria strada. Potere al Popolo si costituì allora come movimento, dandosi un’organizzazione con una piattaforma online, la «Liquid feedback», e una struttura molto simile a quella del Movimento 5 stelle.
«Potere al popolo era nato per porre fine a tutti questi frazionamenti, ma non ha funzionato» commenta Maria Lancerotto, coordinatrice regionale. «Rifondazione Comunista ha partecipato alla nostra costituzione, come anche il Partito Comunista Italiano, poi si sono staccati dopo le elezioni nazionali del 2018, mentre con il Partito Comunista di Rizzo non abbiamo mai avuto rapporti. Noi andiamo avanti per la nostra strada, - continua Maria Lancerotto - stiamo pensando a forme meno strutturate di partito, dove le persone scelgono online i rappresentanti, più o meno come i Cinque stelle».
In merito ai rapporti con gli altri comunisti, Maria Lancerotto riferisce: «Non riusciamo a trovare un punto d’incontro con nessuno, noi vogliamo distaccarci dal modello vecchio di partito, facendo azioni sul campo e non dietro ad una scrivania. In Valle d’Aosta non c’è la volontà di fare azioni politiche in strada e nelle piazze, non c’è proprio voglia di partecipare se non al massimo scrivere qualche comunicato». Altro partito con una quarantina di iscritti è il rifondato Partito Comunista Italiano, che ha dedicato la sezione di Aosta allo storico professore dell’Università di Urbino Federico Losurdo.
Il segretario Francesco Statti commenta: «Noi facciamo un discorso di spazio politico e di spazio culturale, e le differenze anche se sono minime, non ci permettono di stringere alleanze con gli altri. D’altronde - continua - ogni volta che abbiamo provato ad allearci, sia con Rifondazione Comunista che con Potere al Popolo, è stato sempre un fallimento, e l’ultimo esempio sono state le elezioni amministrative di Torino».
A proposito della situazione in Valle d’Aosta, Francesco Statti racconta: «In occasione delle ultime elezioni comunali abbiamo cercato un dialogo con Potere al Popolo e Rifondazione Comunista, invano. Agli altri importava solo di non far salire la destra, mentre noi non la pensavamo così, infatti al ballottaggio non abbiamo dato l’indicazione di votare Gianni Nuti. Per noi, come stabilito dal nostro congresso nazionale, non si appoggia e non si fanno accordi con il Partito democratico, mai e poi mai, perché ha tradito i valori della sinistra».
Rifondazione Comunista è nata nel 1991; in passato era arrivata anche all’8 per cento dei consensi e ne faceva parte l’attuale consigliere regionale Andrea Padovani. Rifondazione Comunista oggi in Valle d’Aosta conta 6 iscritti e il referente regionale, da oltre 10 anni, è Francesco Lucat. «Siamo sempre pronti a eventuali convergenze, il problema è che ogni volta che si cerca di organizzare qualcosa finisce sempre che ognuno si fa gli affari propri. Questo rappresenta un dramma per la politica valdostana e anche per quella nazionale. - continua Francesco Lucat - Nel 2018 siamo stati noi a dare vita a Potere al Popolo, e poi loro ci hanno mollato decidendo di trasformarsi in partito. Potere al Popolo doveva essere un contenitore di tutte le forze di sinistra, ora non c’è più nessun dialogo, e non vedo da parte loro nemmeno la volontà di un riavvicinamento. Con il Partito Comunista Italiano invece, la questione è strettamente personale, noi vorremmo avvicinarci e invece loro ci definiscono “inaffidabili”».
Infine il Partito Comunista di Marco Rizzo, presente in Valle d’Aosta da novembre 2021 con 8 iscritti. Antieuropeisti, contro l’utero in affitto, scettici sulla politica dei «porti aperti» e assolutamente contrari al ddl Zan, i comunisti di Marco Rizzo hanno sempre dato una visione diversa di sinistra rispetto agli altri.
«Vi sono grossi pregiudizi sulla figura del nostro segretario Marco Rizzo, per questo nessuno vuole fare accordi con noi, anche in Valle d’Aosta» spiega Alessandro Bichini referente valdostano del Partito Comunista di Rizzo. «Noi vogliamo uscire dall’Unione Europea perché secondo noi non è altro che una congregazione asservita ai poteri forti, alle banche e alle multinazionali. Il comunismo non potrà mai entrare in sintesi con l’europeismo. Non ci si può definire comunisti ed essere a favore dell’Unione Europea - sostiene Alessandro Bichini - perché si tratta di un’unione nata sui principi del capitalismo e dello sfruttamento». Riguardo al ddl Zan, Alessandro Bichini commenta: «Fumo negli occhi per distrarre la gente dai problemi veri che ci sono in Italia: i licenziamenti, l’aumento del costo del lavoro e il rincaro bollette, e l’utero in affitto invece rappresenta la mercificazione della donna, nonché la massima espressione del capitalismo».