“Carni”, l’ultimo libro di Daniele Gorret sovverte i luoghi comuni

“Carni”, l’ultimo libro di Daniele Gorret sovverte i luoghi comuni
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Quindici scene drammatiche che si succedono come canti di un poemetto. Questa è la composizione dell’ultimo libro dello scrittore e poeta Daniele Gorret di Châtillon, pubblicato dalla casa editrice Pequod e intitolato “Carni”. Come negli altri suoi testi, Daniele Gorret sfida il "buonsenso" dominante, che da sempre oppone l’umano al non umano, l’animato e all’inanimato. Situazioni e personaggi tra loro diversissimi condividono la condizione di essere insieme sul nostro pianeta. «Il mio ultimo libro è un tentativo di dire, nel linguaggio della poesia, qualcosa di cui sono da sempre convinto: - afferma Daniele Gorret - che tutto, nell’universo mondo, ha una sua sensibilità, è cioè capace di provare nel modo che gli è proprio qualche forma di piacere e dolore. Non solo l’uomo, quindi, ma tutte le creature e addirittura tutte le “cose”, vivono una loro particolarissima vita: nascono, mutano, muoiono, partecipano cioè di quella realtà insieme semplicissima e complicatissima che chiamiamo esistenza». Secondo Daniele Gorret, animali, vegetali, ma anche montagne, fiumi e gli stessi oggetti prodotti dalla mano dell’uomo, sono a tutti gli effetti “viventi”. «Le quindici scene che compongono il libro sono ambientate in luoghi e tempi tra loro diversissimi proprio per dire che qualcosa accomuna gli esseri più disparati. - osserva Daniele Gorret - Tutte realtà che paiono non avere rapporti tra loro e invece ne hanno se appena si ammette la sensibilità di tutto ciò che esiste sulla Terra». Daniele Gorret si sofferma poi sulla scelta del titolo, e spiega: «“Carni” vuol dire proprio che tutto ha una sua carne, cioè un suo “corpo” e quindi un suo destino di gioia e di sofferenza. L’apparenza diversa degli esseri non deve trarci in inganno e spingerci a pensare che la sensibilità sia propria solo dell’uomo. Dobbiamo cercare di scendere ad un livello più profondo della realtà e lì vedremo, o meglio, sentiremo, che tutto è sotterraneamente imparentato con tutto. Potrà essere una scoperta bellissima o terribile ma vale la pena tentarla». Pertanto l’autore sostiene: «L’uomo è convinto di essere l’unica specie intelligente al mondo è proprio questa la sfida, ovvero provare a sentire che tutto pulsa di vita, che tutto è soggetto alla legge della trasformazione e del trapasso. Nulla è immutabile, tutto è lavorato dentro dal tempo, tutto è affratellato a tutto. In modi ed aspetti abissalmente diversi, tutto partecipa alle sorti del mondo. I grandi profeti, i grandi mistici e santi hanno sentito proprio questo».

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