Dalla Groenlandia al Cervino: l’ultimo saluto a Giuseppe Hérin E’ stato il presidente delle Guide alpine e della Scuola di Sci

Dalla Groenlandia al Cervino: l’ultimo saluto a Giuseppe Hérin E’ stato il presidente delle Guide alpine e della Scuola di Sci
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«Sono salito sul Cervino tantissime volte e non è mai stata una banale ripetizione: cambia il tempo, il colore degli alpeggi e delle pietre, il cliente che accompagni». Giuseppe Hérin amava la montagna e sapeva osservarla e rispettarla. Direttore della Scuola di Sci del Cervino dal 1962 al 1968 e presidente dal 1971 al 1981, istruttore nazionale dei maestri di sci, presidente delle Guide del Cervino dal 1978 alla metà degli anni Ottanta, con il tempo il suo viso - segnato dal sole, dal vento, dalle stagioni - aveva quasi preso ad assomigliare a quel nobile scoglio che ha caratterizzato tutta la sua esistenza: rughe come fessure nella pietra, occhi chiari come nevai. E come una roccia Giuseppe Hérin era forte e determinato, tanto da essere tra i protagonisti di un’epoca eroica nella storia dell’alpinismo in Valtournenche.

Si è spento nella mattinata di lunedì scorso, 3 gennaio, e i suoi funerali sono stati celebrati mercoledì nella chiesa parrocchiale di Valtournenche. Aveva 83 anni.

Era nato il 6 maggio del 1938 a Beltinci - nell’attuale Slovenia - da papà Angelo e mamma Mariska Fras, lui valdostano e lei originaria di una zona della Jugoslavia al confine con l’Ungheria, conosciutisi in Francia dove si trovavano per lavorare. Secondo di tre figli - dopo Luigi, anche lui maestro di sci e guida alpina, e prima di Olimpia - da bambino conobbe la dura vita della campagna. «Fin dai sette o otto anni partivo durante l’estate per fare il pastorello nei grandi alpeggi, alla Manda, sopra Plan Maison. - raccontava Giuseppe Hérin nell’intervista che gli fu fatta per il bel libro “Il Cervino e le sue guide” curato da Antonio Carrel, Giuseppina Simonetti e Giorgina Vicquéry con le fotografie di Gianfranco Bini e pubblicato da Musumeci e Bini nel 1986 - Era triste, specie nelle sere di pioggia. Eri un bambino, avevi paura del buio. Anche la mattina era penosa, mentre aspettavi che i mungitori riempissero di latte tutti quei secchi che dovevi trasportare. Il sonno pesava ancora sugli occhi ma ci pensavano le mucche a svegliarti con la coda».

Quella del contadino era la vita del padre - che volentieri avrebbe visto il figlio seguire le sue orme: a Giuseppe, però, non piaceva. Vi si adattò fino ai 12 anni, quando si offrì come battipista, un impiego che vedeva come primo passo verso il mestiere che sognava: la guida.

«La pista si batteva tutta a scaletta, un passo lungo e 2 colpi. - spiegava - La mattina battevamo la pista dal Plateau Rosa a Cervinia, al pomeriggio su al Fürggen e giù. Abitavo a Maën e partivo a piedi, sci a spalle, alle 5.30 del mattino per essere alle 8 al Breuil. Si arrivava tutti sudati, e via subito a fare scaletta». Venne ammesso al corso portatori, nome con cui si designavano al tempo gli aspiranti guida, nel 1959 e divenne Guida del Cervino nel 1963. Nel 1968 prese parte alla spedizione preparatoria verso il Polo Nord insieme a Guido Monzino, Rinaldo Carrel, Antonio Carrel, Attilio Ollier, Jean Ottin, Pierino Pession e Ferruccio Pession. «E’ stata un’esperienza eccezionale. - raccontava in “Il Cervino e le sue guide” - Rivedo quel paesaggio piatto, uguale, immenso. Viaggiare in slitta non è sempre piacevole, specie per il freddo e gli scossoni. Scendevamo per scaldarci se il ghiaccio non era liscio perché, quando lo era, i cani correvano troppo e noi, imbottiti com’eravamo, non riuscivamo a stargli dietro. Un’esistenza inimmaginabile. Avevamo raggiunto Thule in aereo per proseguire poi con i cani fino a Cap Columbia. Tornerei subito lassù, fuori dal mondo, dal caos». Umile e discreto - ma allo stesso tempo forte e determinato - Giuseppe Hérin amava infatti i silenzi e faticava ad abituarsi ai mutamenti che hanno contraddistinto il turismo di montagna negli ultimi anni. Prudente e coscienzioso, fu tra i promotori dei primi corsi di scialpinismo nella stagione invernale.

«Era una persona legata al suo lavoro e alla sua professione in un modo eccezionale. - dice commosso la storica Guida alpina e maestro di sci Dino Philippot - Era una persona disponibilissima ma non tollerava gli sbagli. Aveva 10 anni di esperienza in più e per me è stato un grande maestro oltre che un collega, mi ha insegnato tante cose. Un pezzo di professionalità della montagna se ne va con lui e che non sarà facile sostituirlo».

«Faccio parte di un’altra generazione ma so che Giuseppe era stimatissimo per essere un gran professionista, una persona calma e preparata. - aggiunge l’attuale presidente delle Guide del Cervino Laurent Nicoletta - Durante il periodo in cui è stato al vertice dell’associazione ha avuto la forza e il coraggio di fare costruire il Rifugio Guide del Cervino a Plateau Rosa».

Giuseppe Hérin lascia la moglie Maria Meynet, sposata nel 1962, e i figli Paolo e Stefano, nati rispettivamente nel 1963 e nel 1967, che lavorano entrambi alla Cervino Spa.

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