“Cassiot”, l’uomo jet del Breuil

“Cassiot”, l’uomo jet del Breuil
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Alessandro Casse - scomparso mercoledì scorso, 22 dicembre, a Bergamo - è stato un protagonista della storia dello sci valdostano e in particolare della straordinaria avventura del Kilometro Lanciato, che negli anni Settanta fece di Breuil Cervinia il centro del mondo per la velocità.

Per lui lo sci fu un caso, ma divenne la sua vita, da atleta, da allenatore, da padre dell’azzurro Mattia, da imprenditore, titolare di un negozio di articoli sportivi a Vercelli, dove si era trasferito e dove viveva con la moglie Patrizia Varalda. Con il suo volto scolpito dal vento e dal sole della montagna, la voce forte, il naso importante, il viso allungato, era proprio un grande personaggio, che in Valle d’Aosta aveva vissuto i suoi giorni più intensi, sempre con la modestia del montanaro, sempre con un’attenzione particolare per gli amici, in particolare a Pino Meynet, il rivale di un tempo con il quale condivideva un legame profondo, quasi fraterno.

“Negli ultimi tempi mi chiamava ogni giorno, mi diceva che stava male e io non sapevo cosa rispondergli. - racconta commosso Pino Meynet - Siamo stati amici tutta la vita e ultimamente lo eravamo diventati ancora di più: ci si ritrovava per gli eventi dedicati al Kilometro Lanciato e lui passava sempre da me quando veniva a Valtournenche. Di ricordi con “Cassiot” ne ho tanti. Come quando eravamo a Predazzo insieme nella Scuola Alpina della Guardia di Finanza, io allievo e lui, che aveva 3 anni più di me, già finanziere: non avrei potuto, ma mi faceva uscire di nascosto e andavamo a spasso insieme. E poi, certo, le gare a Cervinia: lui vinse nel 1971 e nel 1973, poi Steve Mckinney nel 1974 ed io nel 1975. Sulla pista eravamo avversari, ci guardavamo in cagnesco; invece la sera si andava tutti insieme a mangiare a casa mia o a bere il caffè al bar. Oggi, venerdì, sono a Oulx a salutarlo per l’ultima volta.”

Il funerale “Cassiot” - così nell’ambiente dello sci tutti chiamavano Sandro Casse - si celebra alle 14.30 di oggi, venerdì 24, nella chiesa di Santa Maria Assunta a Oulx, in paese dove era nato il 30 aprile del 1946.

La passione e il ricordo per il Kilometro Lanciato ha contraddistinto tutta la sua vita e il suo cuore non ha mai lasciato Cervinia, dove ancora gareggiò negli anni Novanta nel famoso Azzurrissimo. Uomo che ricordava le sue imprese con una semplicità assoluta, come se tutto fosse normale, recentemente proprio per l’archivio del Kilometro Lanciato aveva scritto questa testimonianza: “Sono nato a Oulx, fino a 14 anni facevo gare di fondo e qualche gara di gigante. La Scuola di sci “Edoardo Agnelli” ebbe modo di osservarmi e visto che avevo dei “buoni piedi” mi ha preso sotto la sua tutela, permettendomi di allenarmi durante la settimana per partecipare alle competizioni domenicali. Con lo Sci Club Sestriere sono diventato junior, ottenendo dal secondo anno dei buoni risultati, arrivando a fne stagione in Seconda categoria in tutte le specialità, discesa, gigante e slalom. A Sestriere feci l’apripista di una sessione del Kilometro Lanciato vinto da Edoardo Agraiter a 160,714 km/ora, rimanendo colpito dalla bellezza di questa disciplina. A 18 anni entro a far parte del Gruppo Sportivo Fiamme Gialle sotto la guida del maresciallo Agostino Michielini, così è iniziata la mia carriera. Sempre a 18 anni ho fatto il primo Kilometro Lanciato a Cervinia con scarso risultato perché avevo paura. Nel 1967 ho esordito ufficialmente arrivando 12esimo, nel 1968 arrivo sesto mentre cresce in me la fiducia, la sicurezza dei materiali e nel 1971 stabilisco il primo record a 184,143. Nel 1973, sempre a Cervinia stabilisco il secondo record a 184,237. Infine decido di ritirami e di fare l’allenatore. Oggi sono padre di Mattia Casse atleta della squadra nazionale: il più bel record della mia vita.”

Così ha scritto il lottatore Sandro Casse, dimenticando con la solita modestia di essere stato ad esempio l’allenatore di Piero Gros, oppure di essere stato il tecnico della nazionale dei primi anni della Valanga Azzurra, o ancora di essere stato un vero e proprio mostro sacro per lo sci di velocità. Per lui valeva prima di ogni cosa la passione ed è questo valore che ha cercato di trasmettere sempre ai suoi amici, alla sua famiglia, ai suoi atleti ed è per questa sua grande qualità che il mondo della montagna lo saluto oggi con rimpianto e con rispetto.

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