«Le ragazze non vengono solo portate in montagna dal fidanzato, può avvenire anche il contrario»

«Le ragazze non vengono solo portate in montagna dal fidanzato, può avvenire anche il contrario»
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E’ giunto al giro di boa il corso propedeutico per partecipare alle future selezioni per il corso da guida alpina: di 7 moduli ne sono stati svolti 4, l’ultimo dei quali, da lunedì 22 a mercoledì 24 novembre a Breuil-Cervinia, sull’autosoccorso in valanga, sulla gestione del rischio e sulla sicurezza in inverno. Gli altri 3 moduli saranno a gennaio, da lunedì 17 a mercoledì 19, su cascate di ghiaccio e dry tooling, lunedì 7 e martedì 8 marzo sullo sci fuori pista e in aprile, da lunedì 25 a mercoledì 27, sullo scialpinismo.

Molto positive le impressioni di Patrick Poletto, guida alpina del Cervino, istruttore nazionale e di-rettore del corso fin dall’edizione 2019-20: «E’ un gruppo affiatato, di quasi coetanei, mediamente dai 18 ai 22 anni, alcuni dei quali si conoscevano già da prima. C’è un forte spirito di gruppo e di squadra, che è fondamentale sia per il corso sia per creare cordate affiatate per andare in montagna e farsi un curriculum alpinistico per le future selezioni. Uno degli scopi del propedeutico è proprio trovare un compagno di cordata. Se le età sono eterogenee c’è una maggiore difficoltà a legare. In questo caso hanno frequentato un modulo a maggio e 2 a settembre - gestione del rischio in estate, roccia e arrampicata -, e tra giugno e agosto sono andati a scalare insieme. Erano arrivati 69 curricula, tra i quali sono stati scelti i 20 più giovani, nati tra il 2000 e il 2002, con l’auspicio che tra due anni partecipino tutti alla selezione per Guida. Gli iscritti uomini sono: Leonardo Imbimbo, Lorenzo Monti, Julien Chatrian, Santiago Calosi, Alessandro Mantega, Fabien Champretavy, Alberto Gontier, Alessandro Porfirio, Mathieu Turcotti Bonin, Julien Gens, Erik Santi, André Alliod, Didier Dario Chanoine, Jacques Lino Chanoine, Manuel Abram. Delle 11 donne che hanno fatto richiesta ne sono state iscritte 5, andando così a coprire interamente i posti a loro riservati: Nicole Pellegrinelli, Sophie Martinet, Eleonora Bo, Greta Trentini e Martina Balliana.

E’ partito dunque al completo il corso propedeutico promosso dall’Unione Valdostana Guide di Alta Montagna-Uvgam Collegio Regionale Guide Alpine, in collaborazione con Fondation Pro Montagna, e finalizzato a indirizzare alla professione di guida giovani alpinisti che siano maggiorenni alla data di inizio del corso e che risiedano o siano domiciliati in Valle d’Aosta.

Il corso è patrocinato quasi interamente da Fondation Pro Montagna, che ha tra i suoi obiettivi quello di consolidare le professioni tradizionali della montagna. A carico degli iscritti è solo una quota di 350 euro, a titolo di compartecipazione alle spese e in particolare alla copertura assicurativa, oltre alle spese di soggiorno e ai costi di trasferimento presso i luoghi dove si svolgeranno le attività.

Anche la «quota rosa» è molto soddisfatta dell’esperienza, non ha avvertito disparità di trattamento e si sente più sicura nella conoscenza della montagna, con l’auspicio di poter partecipare in futuro alle selezioni per il corso per diventare aspiranti guide.

«La montagna si deve affrontare con consapevolezza e prudenza» commenta Sophie Martinet, 21 anni, di Gressan, che sottolinea alcune differenze psicologiche. «La parte femminile che una volta mancava nella professione di guida, da quando ha iniziato a essere presente nella società guide di Chamonix, offre un altro punto di vista alla montagna, una più attenta valutazione delle situazioni pericolose. I maschi sono più competitivi e a volte sottovalutano i rischi». Del corso ha apprezzato, oltre alla possibilità di creare un gruppo per andare in montagna, «Le conoscenze pratiche acquisite negli ambiti più tecnici delle legature e dei nodi, e quelle teoriche sulla nivologia, sulle caratteristiche del terreno e sull’importanza di usare strumenti diversi».

Eleonora Bo, 21 anni, nata e cresciuta nella ligure Arenzano in provincia di Genova, ha scoperto l’arrampicata da 3 anni e, un anno e mezzo fa, ha deciso di trasferirsi a Saint-Oyen per inseguire il suo sogno e andare più assiduamente in montagna: «Di donne guide ne esistono poche e talvolta sono viste con diffidenza. In realtà non devono essere sottovalutate, anzi hanno una marcia in più e, grazie a tecnica e precisione, che compensano una minore forza fisica, provocano meno incidenti. Sono molto soddisfatta del corso, che ha reso più concreta la possibilità di tentare la selezione per avvicinarmi, non solo al mondo della montagna, ma al mestiere di guida. Ho capito che posso farcela».

Greta Trentini ha 23 anni ed è nata e cresciuta a Chambave. Una volta scoperto che esisteva una parte riservata alle donne, ha tentato la selezione per il corso. «Volevo acquisire - riferisce - una maggiore consapevolezza dei rischi in montagna, diventare più indipendente e sapermi tirare fuori dai guai da sola. Ho trovato istruttori bravissimi e non troppo rigidi. Ho appreso tantissime nozioni teoriche e pratiche. Sono contenta che abbiano dato la possibilità anche alle donne di iscriversi e spero di diventare guida tra qualche anno».

«Per chiunque abbia l'ambizione di intraprendere un percorso alpinistico in montagna è essenziale questo corso» dichiara Martina Balliana, 26 anni, di Saint-Vincent, che non pensava di venire selezionata, anche perché nata nel 1995, mentre gli altri iscritti hanno mediamente 5 anni di meno. «Si imparano comportamenti da mettere in atto o da consigliare ad altri. - afferma - L’ambiente è prettamente maschile. Tra i ragazzi più esuberanti, che tendono a esaltarsi, e le donne più prudenti, che sono più ragionevoli nelle situazioni complicate, si può trovare un equilibrio».

L’aspetto più bello del corso, secondo Nicole Pellegrinelli, 20 anni, di Saint-Pierre, è «Dare un’opportunità, a persone che provengono da ambienti diversi, di condividere una comune passione, che unisce: la montagna e la possibile professione di guida». Nicole Pellegrinelli ha riscontrato parità con gli uomini, che trova positiva, anche perché nella futura professione i compiti da svolgere saranno gli stessi: «La “quota rosa” ha rimescolato le carte, ha fatto vedere che le ragazze non vengono solo portate in montagna dal fidanzato, può avvenire anche il contrario. Possiamo reagire non con la forza, ma con altri nostri punti di forza, tra cui un’attenta valutazione dei rischi. Il fatto di essere cinque ragazze ha creato affiatamento, il fatto di essere di entrambi i sessi ha portato una varietà di attitudini e caratteristiche, interessanti da confrontare e utili al gruppo».

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