Dieci anni fa l’omicidio di Giuliano Gilardi

Dieci anni fa l’omicidio di Giuliano Gilardi
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Lunedì prossimo, 27 dicembre, saranno trascorsi 10 anni dall’omicidio di Giuliano Gilardi, il sessantenne pensionato della Cogne Acciai Speciali ucciso a coltellate nella sua abitazione a Senin di Saint-Christophe. Un caso che era stato archiviato e che sembrava destinato a restare irrisolto ma che nelle scorse settimane è tornato alla ribalta delle cronache. Infatti la Procura ha indagato nuovamente la compagna della vittima, Cinzia Guizzetti - che si era sempre proclamata innocente e che ha scoperto il cadavere -, contro cui le accuse erano cadute nel vuoto dato che le indagini della Squadra Mobile di Aosta non avevano trovato prove solide al punto di giungere a un processo. Allora era stato ipotizzato un movente passionale legato alla presunta fine della relazione tra Giuliano Gilardi e Cinzia Guizzetti. Supposizioni che rimasero tali. Ora il nome della donna è di nuovo iscritto nel registro degli indagati e questa volta assieme a quello di 3 uomini: il suo ex marito, Armando Mammoliti, 55 anni, e 2 pregiudicati, Domenico Mammoliti (ex dipendente di Armando, ma non parente), 35 anni, e Salvatore Agostino, 61 anni. L’ipotesi di reato per i 4 è di omicidio aggravato in concorso. Domenico Mammoliti è stato già coinvolto in varie vicende giudiziarie: dall’operazione Hybris - per reati quali tentata estorsione, danneggiamento, rapina e tentato omicidio - al recente blitz antidroga Home Delivery, su un traffico di cocaina che veniva acquistata in Lombardia. Quello di Salvatore Agostino è un altro nome noto alle Forze dellOrdine, dato che in passato era stato arrestato per delle rapine a Pont-Suaz di Charvensod e Fénis e condannato per la tentata estorsione a un imprenditore. Ora le indagini sono affidate non più alla Polizia ma ai carabinieri della Stazione di Châtillon e Saint-Vincent che lo scorso mese di aprile hanno inviato al procuratore capo Paolo Fortuna un’annotazione con elementi nuovi sul “caso Gilardi”. Così il fascicolo è stato assegnato ai pm Luca Ceccanti e Manlio d’Ambrosi. Durante i rilievi sulla scena del delitto, gli agenti della Scientifica avevano trovato tra le lenzuola del letto di Giuliano Gilardi una gomma da masticare. Quest’ultima era stata analizzata in laboratorio ed era stato estratto un Dna maschile non appartenente alla vittima. Pertanto erano stati acquisiti 160 campioni di Dna - tra i quali quelli di Cinzia Guizzetti, di Armando Mammoliti e di Domenico Mammoliti - ma non era emersa nessuna corrispondenza. Perciò è stato disposto un incidente probatorio per sequenziare il Dna di Salvatore Agostino e di compararlo con quello trovato all’epoca. Il difensore dell’uomo, l’avvocato Gianfranco Sapia, ribadisce la totale estraneità del suo assistito ai fatti contestati. L’udienza in cui saranno discussi i risultati del prelievo del Dna è stata fissata per giovedì 3 febbraio.

Proseguono nel più stretto riserbo anche le indagini su un’altra morte misteriosa. È quella del 72enne Giuseppe - per tutti Pino - Betemps. Un uomo schivo, riservato e, secondo chi lo conosceva, senza nemici. Il suo corpo è stato rinvenuto martedì 19 ottobre a Marseillan - poco distante dall’abitazione teatro del delitto Gilardi - da un vicino, Riccardo Fonte, che prima aveva soccorso il fratello disabile, Franco, 68 anni, poi ricoverato all’Ospedale regionale “Umberto Parini” di Aosta. L'uomo era incosciente, infreddolito e denutrito, sdraiato davanti alla porta di casa. Solo dopo è stato scoperto il cadavere di Pino Betemps in cantina, morto almeno da 4 giorni. Aveva una corda al collo ma era arrotolata e non stretta a cappio. Sulla pelle, poi, non c’erano le tipiche “bruciature” provocate da un’impiccagione. E d’altro canto in quella cantina non ci sono travi a cui appendersi. L’autopsia disposta dalla Procura ha evidenziato altri particolari che avvalorano la tesi dell’omicidio rispetto a quella del suicidio. Ovvero ferite alla nuca, oltre alla frattura di un polso e del naso. La corda, attorno al collo, potrebbe essere stata utilizzata per “finire” il pensionato. Elementi che, anziché dipanare, aggrovigliano ulteriormente la matassa di un presunto delitto.

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