Eugenio Lucianaz, decifrava il “canto” dei chicchi di caffè
Sembra un paradosso ma la Valle d’Aosta è terra di caffè. Difficile spiegare le ragioni che legano così tanto la nostra comunità ad un prodotto così esotico, tuttavia il caffè era ed è un rito nelle nostre case, talmente radicato da diventare pure un’opportunità di commercio e quindi di crescita economica, come testimonia la storia di tante famiglie valdostane di imprenditori, una storia che si intreccia proprio alla torrefazione dei chicchi di caffè. Il ricordo va per esempio agli Artari di Morgex, ai Savio di Châtillon, ai Ravera di Saint-Vincent, ai Quarello, ai Vietti, ai Pavetto, ai Manfrin, ai Quey, ai Celesia, ai Bianquin, agli Ollietti, ai Croatto, ai Viérin di Aosta.
Fu in questa storia che entrò nel 1962 Eugenio “Gene” Lucianaz, figlio di Parfait e di Terfina Donzel, unico maschio in mezzo a quattro sorelle: Iolanda del 1929, Alina del 1931, Romilda del 1933 ed Elda del 1940. Lui era nato l’11 febbraio 1936 a Ampaillan di Charvensod, nella cascina che il nonno Auguste aveva acquistato dal notaio aostano Jean Baptiste Pignet.
Mucche e campagna erano state la sua gioventù, poi arrivò la conduzione dell’alpeggio di Barmaverain dei Lagnier a Rhêmes-Notre-Dame, insieme alla sorella Romilda e al cognato Giuseppe, per tutti Pino, Albaney. Aveva poco più di vent’anni Eugenio, alla fine degli anni Cinquanta quando lui e Romilda presero la gestione del distributore dei carburanti dell’Arco di Augusto. Di li a poco seppero che gli Ollietti avevano intenzione di vendere la loro drogheria e torrefazione in via De Tillier, a fianco allo storico tabacchino e all’arco di ingresso del Palais Darbelley, attuale sede dell’Assessorato della Sanità. L’affare venne combinato e dal 1° gennaio del 1962 il marchio Caffè Ollietti divenne di proprietà dei Lucianaz.
Eugenio non aveva ancora compiuto ventisei anni e quindi da quel giorno praticamente tutta la sua vita venne dedicata al caffè. Anzi sempre nel 1962 sposò Emilia Rosset e la coinvolse da subito in un’attività che per lui non divenne un lavoro bensì una passione, un vero amore. Nacquero i figli Diego nel 1963 e Paola nel 1969, nel frattempo aveva trasferito la torrefazione dal cortile del Palais Darbelley ad una vigna di Porossan e soprattutto aveva imparato. Imparato a dosare il fuoco e a gestire la legna, a capire dall’aroma il livello della tostatura, a miscelare qualità diverse per raggiungere un prodotto soddisfacente, ad ascoltare i chicchi per comprendere il risultato. Esattamente otto anni dopo, il primo giorno di gennaio del 1970 Eugenio Lucianaz apriva il suo magazzino con la nuova torrefazione a Ampaillan, passando dal commercio della drogheria a quello più ampio di portare il Caffè Ollietti ed altri prodotti alimentari di cui aveva preso la rappresentanza in ogni paese della Valle d’Aosta. Lavoratore instancabile, pronto tutti i giorni all’arrivo dell’alba e con qualunque tempo per raggiungere i suoi clienti, “Gene” Lucianaz ha conosciuto tutto e tutti ed ha visto cambiare il suo mondo. Lui abituato alle piccole botteghe di villaggio, a conoscere la gente casa per casa, a rifornire di caffè i piccoli bar ha seguito lo sviluppo del turismo e delle mode, soprattutto ha subito e mai accettato la perdita dei valori tradizionali della comunità, lui cattolico praticante, di chiari principi morali e religiosi, sempre pronto a donarsi agli altri. Ha però avuto la gioia di vedere i suoi figli che, dopo gli studi, lo hanno affiancato nel lavoro: Diego sposato con Patrizia Bérard e padre di Breen, Eyvia, Parfé Gaël e Reine Fleur e Paola, moglie di Fabrizio Pession e mamma di Maël et Aimé. Ben sei nipoti che sono stati la sua grande gioia ed ai quali ha trasmesso il suo esempio, non solo quello di imprenditore, perché Eugenio Lucianaz era sempre pronto ad aiutare chi ne aveva bisogno, non mancava agli appuntamenti della sua parrocchia, era sempre sorridente e aveva una parola gentile per tutti, amava il canto e gli amici, lavorare la vigna e seminare il campo di Ville sur Sarre dove trascorreva i momenti liberi, camminare in montagna e stare a contatto con quella terra che per lui rappresentava le origini della sua famiglia. Poi come dimenticare le attività con il gruppo degli Alpini di Charvensod, quelle con i Vigili del Fuoco volontari del paese e quindi il suo ruolo inamovibile di polentaio per la festa a Saint-Grat.
Fino all’età di ottant’anni ha continuato imperterrito nel suo lavoro e quando le forze hanno iniziato a diminuire, ha trasmesso il suo savoir faire al primo nipote Brenn che ha imparato subito i segreti del mestiere e ha riempito il cuore del nonno “Gene” di fierezza. Quindi, come in un ideale passaggio di consegne, la mente giorno dopo giorno si è annebbiata, la moglie Emilia è rimasta sempre al suo fianco con dedizione e amore, ma progressivamente i ricordi del suo mondo hanno cominciato a diradarsi, non però quell’aroma meraviglioso che sapeva creare dai sacchi pieni di chicchi arrivati da lontano, da molto lontano, paesi esotici, nomi che richiamavano i romanzi di avventura di quando era ragazzo: Cameroun, Brasile, Colombia, Honduras, Guatemala.
Eugenio Lucianaz, uomo di scelte e di morale, vicino ai piccoli commerci della montagna, rispettoso fino in fondo dei suoi valori, ci ha lasciati sabato scorso, 11 dicembre, e lunedì nel primo pomeriggio è stato salutato nella sua chiesa di Charvensod.