I retroscena dell’annessionismo in un libro dello storico Marco Cuaz con La Vallée Notizie
La storia non è il passato, ma quello che raccontano gli storici. E le storie sono tante (più o meno quanti sono gli storici). Ce n’è per tutti i gusti: favole belle e saggi rigorosi, interpretazioni audaci e virtuosismi eruditi. Ci sono storie utili e storie pericolose, storie mai raccontate e storie che “è meglio non raccontare mai”. Purtroppo, sono quelle che mi attraggono di più». Così lo storico Marco Cuaz, che ha insegnato per diversi anni in scuole superiori del Piemonte, all’Università di Torino e della Valle d’Aosta, presenta il suo ultimo libro intitolato “Storie valdostane (ancora da raccontare)” che potrà essere acquistato da sabato prossimo, 18 dicembre, in abbinamento a La Vallée Notizie a 5 euro oltre al prezzo del giornale. La pubblicazione, che verrà data in omaggio agli abbonati al nostro settimanale, raccoglie in 96 pagine alcuni degli articoli pubblicati su La Vallée Notizie tra il 2020 e il 2021, nella rubrica “Storie del vecchio mondo”. Dall’incredibile voce “Storia della Valle d’Aosta”, nella prestigiosa Bibbia del nuovo mondo digitale, Wikipedia - che alla faccia delle reazioni immediate è ancora lì beffarda, a diffondere strane idee sulla Valle d’Aosta -, fino agli ultimi aggiornamenti, decisamente intriganti, su quella storia che non si doveva assolutamente raccontare: l’annessionismo. Passando tra molte “storie che non ci sono”, perché nessuno le ha mai raccontate attraverso personaggi in cerca di autore, drammi che ancora aspettano il loro narratore, storie, belle e brutte, che attendono nell’ombra uno storico pietoso che le raccolga. E come ci insegna Gabriel Garcia Marques «La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla». Marco Cuaz evidenzia: «Ciò che non è raccontato rimane un’ombra dietro al palcoscenico, come nel finale dell’opera di Pirandello».
Ma l’autore non si limita a dire cosa manca - quello è semplice: del passato conosciamo pochissimo ed è ancor meno quello che riusciamo a capire -, cerca di spiegare le ragioni per cui certe cose si studiano e altre no. Perché certi personaggi diventano miti e altri vanno dannati dalla memoria, perché si celebrano alcune istituzioni e altre svaniscono, come se non fossero mai esistite. E soprattutto vuole mettere in guardia i lettori, come faceva con i suoi studenti, davanti ai libri di storia. «Una disciplina che, contrariamente a quello che pensano molti studenti, serve. - commenta Marco Cuaz - Serve come deposito di munizioni nei conflitti del presente, serve a costruire e distruggere simboli, miti, identità, persone. Per questo ne abbiano un po’ paura».