“Le fil du temps”, la magia del patois e delle tradizioni nel nuovo disco di Katia Perret
Il secondo cd di Katia Perret, cantautrice e polistrumentista di Ayas, dal titolo Le fil du temps - il primo era Notes vers le ciel -, propone 13 brani, di cui 11 scritti e composti da lei, più 2 arrangiamenti di L’hermine di Christian Sarteur e di Etre ou avoir di Gaetano Lo Presti. Tutti nel francoprovenzale di Ayas, lingua che, secondo Katia Perret, «Andrebbe continuamente valorizzata, scritta e parlata anche ai bambini». Tuttavia nel libretto c’è anche la traduzione dei testi in italiano.
Il cd, registrato nello studio di Aosta TDE di Simone “Momo” Riva, era stato “anticipato” appena prima dell’estate dal video (disponibile su YouTube), diretto e montato da Fabio Réan, del brano Comme un fleur, scritto pensando al padre Leandro e alla nascita della propria passione musicale. Katia Perret, che ama spaziare dal tradizionale al jazz alla musette francese, ha iniziato a suonare il pianoforte ed è poi passata alla fisarmonica. Il disco viene presentato oggi, sabato 11, alle 20.30, all’Auditorium di Pont-Saint-Martin, in occasione di un concerto per Telethon insieme a Maura Susanna. Seguiranno altre date: giovedì 16 dicembre, alle 20.30, all’Hotel di Au Charmant Petit Lac di Champoluc a Ayas accompagnata da Giorgio Pilon alla chitarra e da Enrico Laganà al basso elettrico, venerdì 17 dicembre, alle 18, al Foyer du Fond di Saint-Oyen nell’ambito della terza serata Télécombat, mercoledì 29 dicembre, alle 21, al centro congressi di MonterosaSpa di Champoluc nel concerto degli artisti di Ayas, giovedì 30 dicembre, alle 20.30, nella chiesa parrocchiale di Charvensod per la presentazione del libro Veillà di Manuela Lucianaz.
Alcuni brani fanno riferimento al passato, come Kraemerthal, dedicato alla via che collegava la pianura padana a Svizzera e Baviera, che veicolava i traffici di vino, formaggi, sale, segale e utensili, Inno ad Ayas, scritto dal canonico della Cattedrale di Aosta Leon Gerard Clement, che è stato vicario ad Ayas dal 1833 al 1835 e descrive il luogo in tutte le sue sfaccettature - pezzo che ha coinvolto Luis de Jyaryot, nome d’arte di Luigi Fosson, e Christian Sarteur - e Li sajón che narra dei lavori di un tempo. Un brano che fa riferimento al presente e al futuro è Amélie é Mélodie, le bambine di Katia Perret, coinvolte in prima persona nella canzone. In Vallée d’(eau)ste Perret immagina di essere una goccia d’acqua della Dora Baltea, che a seconda dei luoghi che tocca cambia lingua, attraverso le voci di Liliana Bertolo e Maura Susanna, mentre lei in canta nel patois di Issogne. L’ultimo brano del cd coinvolge tutti gli strumenti suonati da Katia Perret: pianoforte, fisarmonica, accordina, armonica, basso elettrico e chitarra. «E’ il mio stato d’animo di questo periodo difficile espresso in musica, sintetizzato dalle parole Renaissance e Liberté» commenta la musicista.