Riapre il presepe di Serafino Servodidio a Pontey dopo la chiusura nel 2020 a causa della pandemia
Da mercoledì prossimo, 8 dicembre, e fino a domenica 9 gennaio, tornerà ad aprire al pubblico tutti i giorni dalle 10 alle 11.30 e dalle 14 alle 17.30, nella sala polivalente sotto la microcomunità, il magnifico presepe di Serafino Servodidio. Una grande opera d’arte che riproduce in miniatura il paese di Pontey, i principali edifici di architettura rurale della zona e la rievocazione della vita contadina d’antan. Il tutto animato da 101 motori, 181 movimenti e 205 personaggi. Una meraviglia per gli occhi, sempre nuova anche per chi l’ha già vista - sono ben 3.800 le dediche vergate nell’apposito libro, una delle quali addirittura in caratteri cinesi da una donna originaria di Taiwan -, soprattutto dopo che nel 2020 a Natale l’esposizione era rimasta chiusa a causa della pandemia. I visitatori potranno divertirsi a scoprire tutti gli incredibili dettagli più o meno nascosti, le piccole novità, le “magie” del falegname Serafino che con arguti trucchi dà illusioni magiche come quando un fraticello fa suonare la campana della chiesetta a un suo comando, il camino del forno fuma e il mulino macina davvero i chicchi di grano. La disposizione è stata rinnovata, con un più ampio spazio dedicato alla filiera del pane, sempre apprezzata e con una preziosa funzione didascalica. Sul lato opposto della sala, fa bella mostra di sé la riproduzione in scala del Santuario di Notre Dame de la Guérison di Courmayeur, interamente ridipinta e calata nel paesaggio con un effetto “trompe l’oeil” grazie alla sapiente collocazione di fotografie della chiesa stessa e del ghiacciaio che fanno da sfondo. E poi il coro con i personaggi vestiti con gli abiti tradizionali dei diversi paesi, il gruppo dei ballerini, i due zampognari («uno scozzese e uno di Cittanova, in Calabria, il mio paese» spiega Serafino Servodidio) e un’infinità di altri quadretti di vita quotidiana che sarebbe impossibile elencare tutti. Tra i personaggi nuovi, quello che impasta il pane prima della cottura, un dettaglio la cui genesi commuove Serafino: «Il maestro Giovanni Lavoyer, scomparso nello scorso mese di aprile, mi aveva suggerito di aggiungerlo. Questa mostra è anche in ricordo di lui e di tutto quello che ha fatto per il paese e per il presepe. Le sue oltre 100 statue, a cui teneva moltissimo, continuano a vivere nella mia opera».
Con 78 anni compiuti lo scorso 20 novembre, Serafino Servodidio da qualche tempo si interroga sul destino della propria creazione. «Al momento continuo a occuparmene io ma vorrei nel prossimo futuro passare il testimone a qualcuno che possa garantirne la cura. - sottolinea - In seguito a una serie di incontri è emersa la possibilità che io tenga due corsi di cinematismo (ovvero per insegnare come riprodurre i movimenti che caratterizzano il presepe) destinati ai ragazzi dell’Oratorio e del Convitto Don Bosco. Io poi cederei gratuitamente l’opera al Comune che la darebbe in gestione all’Oratorio, con la garanzia che ci siano alcuni di questi corsisti che possano farsi carico di eventuali riparazioni: io così potrei progressivamente alleggerire il mio impegno. Naturalmente l’opera rimarrebbe comunque qui, dove si trova adesso. Per la disponibilità ringrazio il sindaco Leo Martinet e tutta l’Amministrazione comunale: tra l’altro è stato proprio il Comune a procurarmi il nuovo muschio per quest’anno, ben 200 metri quadrati!».
Martedì 14 dicembre prossimo Serafino Servodidio sarà l’ospite d’onore della cena natalizia del Circolo Valdostano della Stampa al Ristorante Intrecci di Aosta: per l’occasione donerà in beneficenza una sua riproduzione in miniatura di un alambicco.