MeteoLab e Climalab: transizione o transazione energetica?

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La dodicesima edizione di MeteoLab assieme alla quarta di Climalab che si è svolta lo scorso sabato 13 novembre ha visto come tema centrale di dibattito e riflessione quello delle fonti rinnovali, partendo dalla domanda oggetto del titolo dell’appuntamento transizione o transazione energetica?

I lavori si sono aperti con gli interventi di Luca Mercalli, Presidente della Società Meteorologica Italiana e Roberto Louvin, professore associato di diritto pubblico comparato presso l’Università di Trieste ed il contributo di numerosi esperti. Oggi si sta assistendo ad un punto di rottura sancito anche dai recenti accordi di Glasgow. Continuare sulla vecchia strada dei combustibili fossili che ha portato benessere, sì, ma temporaneo, iniquo, e fonte di irreversibile degrado ambientale e climatico? Oppure dare una svolta al nostro cammino di specie avviando un percorso di risparmio energetico, innovazione e fonti rinnovabili che, tramite opportuni strumenti politici e fiscali, lasci sotto terra petrolio, gas e carbone, garantendo un pianeta abitabile anche alle generazioni future?

Cercando di dare una risposta alle precedenti domande si è anche evidenziato come la transizione energetica sia di fatto un difficile processo anche di transazione in cui vecchi accordi commerciali e contratti negoziali tra colossi petroliferi e stati stipulati nel passato troveranno ancora un’applicazione e in caso di inottemperanza porteranno a numerosi contenziosi in sede giudiziale anche europea costringendo molti paesi tra cui quelli coinvolti in prima linea in questa fase di transizione come quelli dell’Unione Europea della transizione a pagare ingenti somme di denaro a causa di obsoleti contratti stipulati nel passato dietro la garanzia delle nazioni di asset stabili nel tempo. Il professor Matteo Fermeglia ha dimostrato come già oggi vi siano numerose azioni legali in virtù di quanto descritto.

Parimenti i baricentri di potere subiranno forti spostamenti ridefinendo la geopolitica globale con paesi avantaggiati a discapito di altri ed effetti notevoli sull’attuale mercato delle risorse sia rinnovabili sia fossili come l’aumento dei prezzi di petrolio e gas a cui stiamo già assistendo.

È stato dimostrato come anche in presenza di una virtuosa transizione occorrerà prestare attenzione ed investire in educazione ed istruzione sfatando l’imperante consumismo dato che l’energie rinnovabili si basano comunque su risorse finite e metalli come le terre rare. Per quanto disponibili per almeno un secolo il rischio di depauperare ed erodere gli ecosistemi naturali e relativa biodiversità è molto alto in causo di una crescente domanda e la difficoltà e recuperali da prodotti di scarto, determinndo così il rischio di innescare un altro problema dopo quello climatico.

A livello locale cosa si può fare? Favorire la transizione, investendo anche nelle biomasse forestali ma con materia prima locale attraverso la costruzione di filiere, consorzi e forme di certificazione FSC o PEFC delle proprietà boschive e leggi locali di attuazione delle recenti normative nazionali ed europee come il regolamento UE di recente discussione per favorire i mercati locali e ridurre i prodotti da deforestazione importata come in certi casi il pellet ai fini energetici di cui non viene dichiarata la tracciabilità e provenienza e privo di certificazione FSC o PEFC.

In sostanza La transizione energetica, che rischia di essere più una transazione, un mero accordo di convenienze politico-economiche svuotato di senso, è ormai nell’agenda politica internazionale. Non solo energia e tecnologia, ma anche un’economia che sappia riportarsi nei limiti e negli equilibri degli ecosistemi naturali, sapendo tuttavia che occorrerà rimboccarsi le maniche a causa degli errori commessi nel passato ed accordi capestri a vantaggio di pochi a danno delle generazioni presenti e future.

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