Gli albergatori: «Colpa del reddito di cittadinanza»

Gli albergatori: «Colpa del reddito di cittadinanza»
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Se ne sente ormai parlare dalla scorsa stagione estiva. Ora il problema del reperimento del personale si ripropone in quella invernale. Secondo Filippo Gérard (foto), presidente dell’Adava l’associazione che raduna gli operatori della ricettività turistica, «Premesso che trovare personale di qualità è sempre stato difficile, oggi si aggiungono competenze ulteriori richieste ai colloqui, in primo luogo la conoscenza delle lingue e la capacità di essere empatici con i clienti. Il che complica ulteriormente la ricerca». Vi è poi il problema di fondo di un eccesso di sussidi, tra questi il reddito di cittadinanza, che sicuramente non fanno bene al mercato del lavoro. Oggi, per le figure meno ricercate e meno retribuite, il gap differenziale tra il sussidio e lo stipendio è troppo ristretto. A questo si aggiunga il fatto che spesso i percettori del reddito di cittadinanza si trovano in regioni del Sud Italia, dove il costo della vita è inferiore e magari con 800 euro al mese si riesce a vivere in modo decoroso. «Noi imprenditori siamo contrari a priori a tale misura, la cui debolezza emerge continuamente, andando a favorire più i furbetti di chi ne ha realmente bisogno». D’altra parte, in Italia vi è un costo del lavoro assolutamente inaccettabile rispetto a quello di altri Paesi europei, che - prosegue Filippo Gérard - «Ci pone in un regime di concorrenza svantaggiata, dovendo fare i conti con l’utile che deve produrre l’impresa. Del costo del lavoro molto alto risente la nostra offerta economica che, a fronte di un lavoro che è molto duro nel settore alberghiero e della ristorazione degli hotel, non può essere molto alta, anche per l’ulteriore costo del vitto e dell’alloggio che dobbiamo offrire ai collaboratori. Vorremmo poterli pagare di più, ma a tal fine andrebbe prevista una detassazione o, in alternativa, si dovrà arrivare ad addebitare un costo per il servizio per riconoscere a chi lavora nella ristorazione un plus rispetto a quanto previsto dal contratto di lavoro. Il che consentirebbe di avere personale di maggior qualità. Bisognerebbe però capire se il consumatore sarebbe disponibile ad accettare questo surplus. Il mercato della ristorazione in Italia, rispetto agli altri Paesi vicini, Svizzera e Francia, ha un costo medio molto più contenuto». Solo così si riuscirebbe ad avere una concorrenza meno forte dei sussidi.

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