Delitto Gilardi, riaperto il caso dopo dieci anni: quattro indagati
Un colpo di scena degno di un film giallo. È quello che dopo 10 anni ha riaperto il caso dell’omicidio di Giuliano Gilardi, il sessantenne pensionato della Cogne Acciai Speciali ucciso a coltellate nella sua abitazione a Senin di Saint-Christophe e il cui corpo ormai privo di vita era stato rinvenuto il 27 dicembre 2011. Per quel delitto era stata aperta un’inchiesta archiviata senza colpevoli nel 2014. Infatti le accuse contro la compagna della vittima, Cinzia Guizzetti - che si era sempre proclamata innocente e che ha scoperto il cadavere -, erano cadute nel vuoto dato che le indagini della Squadra Mobile di Aosta non avevano trovato prove solide al punto di giungere a un processo. Allora era stato ipotizzato un movente passionale legato alla presunta fine della relazione tra Giuliano Gilardi e Cinzia Guizzetti. Supposizioni che rimasero tali. Ora il nome della donna è di nuovo iscritto nel registro degli indagati e questa volta assieme a quello di 3 uomini: il suo ex marito, Armando Mammoliti, 55 anni, e 2 pregiudicati, Domenico Mammoliti (ex dipendente di Armando, ma non parente), 35 anni, e Salvatore Agostino, 61 anni. L’ipotesi di reato per i 4 è di omicidio aggravato in concorso . Domenico Mammoliti è stato già coinvolto in varie vicende giudiziarie: dall’operazione Hybris - per reati quali tentata estorsione, danneggiamento, rapina e tentato omicidio - al recente blitz antidroga Home Delivery, su un traffico di cocaina che veniva acquistata in Lombardia. Quello di Salvatore Agostino è un altro nome noto alle Forze dellOrdine, dato che in passato era stato arrestato per delle rapine a Pont-Suaz di Charvensod e Fénis e condannato per la tentata estorsione a un imprenditore. Ora le indagini sono affidate non più alla Polizia ma ai carabinieri della Stazione di Châtillon e Saint-Vincent che lo scorso mese di aprile hanno inviato al procuratore capo Paolo Fortuna un’annotazione con elementi nuovi sul “caso Gilardi”. Così il fascicolo è stato assegnato ai pm Luca Ceccanti e Manlio d’Ambrosi. Gli inquirenti, come si dice in questi casi, lavorano nel più stretto riserbo. Però durante i rilievi sulla scena del delitto, gli agenti della Scientifica avevano trovato tra le lenzuola del letto di Giuliano Gilardi una gomma da masticare. Quest’ultima era stata analizzata in laboratorio ed era stato estratto un Dna maschile non appartenente alla vittima. Pertanto erano stati acquisiti 160 campioni di Dna - tra i quali quelli di Cinzia Guizzetti, di Armando Mammoliti e di Domenico Mammoliti - ma non era emersa nessuna corrispondenza. Pertanto è stato disposto un incidente probatorio per sequenziare il Dna di Salvatore Agostino e di compararlo con quello trovato all’epoca. Il difensore dell’uomo, l’avocato Gianfranco Sapia, ribadisce la totale estraneità del suo assistito ai fatti contestati. L’udienza in cui saranno discussi i risultati del prelievo del Dna è stata fissata per giovedì 3 febbraio. È facile immaginare che su questo delicato aspetto si consumerà una dura battaglia legale, dato che già in altri processi non sono stati ritenuti attendibili - alla luce dell’evoluzione delle tecniche scientifiche e di indagine - i dati di 10 anni fa.
Giuliano Gilardi era un tranquillo pensionato. Dal 2008 aveva lasciato il reparto Treno di laminazione della Cogne Acciai Speciali per dedicarsi alle sue passioni, in particolare il calcio e la moto con la quale amava viaggiare assieme agli amici. Nessun contatto con la criminalità, nessuna ombra nel passato. Divorziato e con una figlia, da qualche mese prima di essere ucciso aveva una relazione con Cinzia Guizzetti. Proprio su di lei si erano concentrate le indagini della Polizia fin dall'inizio. Secondo gli inquirenti vi erano numerosi elementi indiziari a carico della donna. Tra questi una traccia di sangue trovata sotto una scarpa e un violento litigio avvenuto la sera prima. Cinzia Guizzetti era pertanto considerata l'unica persona ad avere un movente «valido e forte» per il delitto, secondo le ipotesi degli inquirenti prettamente di natura sentimentale. Vista la violenza dei colpi inferti sulla vittima, si era anche ipotizzato che la donna potesse essere stata aiutata da qualcuno. Dalle indagini era emerso che il pensionato era stato colpito alla testa con una scultura e poi accoltellato. L’arma non era mai stata ritrovata. Secondo il medico legale l’uomo sarebbe stato ucciso tra le 6 e le 8 del mattino. Gli investigatori della Squadra Mobile puntavano a una confessione, come accade spesso nei delitti passionali, ma l'autodifesa della donna ha retto anche durante l'interrogatorio davanti all'allora procuratore capo Marilinda Mineccia. Il giudice aveva perciò respinto una richiesta di arresto per l'assenza di gravi indizi. Alla fine, accogliendo la richiesta della Procura, nell'aprile del 2014 il Gip aveva archiviato l'inchiesta. Ora, i nuovi elementi acquisiti dai carabinieri della Stazione di Châtillon e Saint-Vincent hanno convinto la Procura che vi sono i margini per giungere alla soluzione di un delitto commesso 10 anni fa.