Cime Bianche, petizione contro l’impianto E’ scontro totale sul megacomprensorio
«Salviamo il vallone delle Cime Bianche. Unico per natura, storia e cultura». È il grido d’allarme lanciato da Piermauro Reboulaz, presidente del Cai Valle d’Aosta, e da Marcello Dondeynaz, referente dell’associazione Ripartire dalle Cime Bianche, che in occasione della conferenza stampa di mercoledì scorso, 17 novembre, hanno lanciato una petizione contro il progetto di collegamento funiviario intervallivo tra Ayas e Breuil Cervinia. «Faremo una raccolta firme porta a porta - ha spiegato Piermauro Reboulaz - per avere un contatto diretto con la gente. Raccogliere le adesioni on line significherebbe spersonalizzare la cosa e noi, invece, vogliamo che le persone prendano coscienza in maniera seria e approfondita del problema». L’iniziativa trova l’appoggio morale dei 48mila soci del Gruppo regionale Cai Piemonte «impegnato - parole del presidente Bruno Migliorati - nella salvaguardia dell’ambiente naturale montano dell’area delle Cime Bianche». «La nostra sarà un’azione impegnativa - ha rimarcato Marcello Dondeynaz - e la raccolta di firme servirà per permettere un confronto serio, vero». Alla conferenza di mercoledì era presente anche il presidente generale del Club Alpino Italiano Vincenzo Torti. «La posizione in Valle d’Aosta - ha detto Torti - è quella assunta dal Cai in tutte le situazioni analoghe che si stanno presentando sul territorio italiano. Dobbiamo scegliere quale sia veramente il miglior futuro di questa parte di montagna e tale verifica va fatta con le popolazioni».
Il vallone delle Cime Bianche è diventato in questi giorni anche un caso europeo. In una nota dell’eurodeputata Tiziana Beghin e della parlamentare valdostana Elisa Tripodi, lunedì scorso veniva messo in rilievo che la Commissione europea ha risposto a un’interrogazione della stessa Beghin ricordando «l'importanza della tutela della natura» e ammettendo di «non poter confermare la legittimità dell'opera, gettando un primo dubbio sulla sua attuazione». «L'esecutivo europeo - aggiungono le due esponenti 5 stelle - ha continuato la sua risposta dichiarando che ogni opera suscettibile di arrecare danno ad un area Natura 2000 deve ricevere una valutazione di incidenza ai sensi della direttiva Habitat e ha concluso mettendo nero su bianco che, se c'è un decreto che vieta la costruzione di nuovi impianti in aree Natura 2000 (in questo caso, il decreto ministeriale del 17 ottobre 2007), allora le autorità giudiziarie nazionali devono intervenire e far applicare tale disposizione». A stretto giro è arrivata la dura replica dell’europarlamentare e responsabile delle politiche per le aree montane della Lega Alessandro Panza: «Ci si continua a riempire la bocca di sviluppo delle aree rurali e montane, ma poi si blocca ogni possibilità di farlo con norme talebane che sembrano avere come unico scopo quello di far scappare da alcune aree le popolazioni residenti». Pure Bruce McNeill, presidente del Comitato promotore Cime Bianche, ha espresso il suo disappunto: «Il progetto sarà pronto nell'ottobre 2022. Non si può parlare di impatto ambientale se non si conosce nemmeno quale impianto si farà. A quanto ci risulta in quella zona protetta è possibile avere delle deroghe nel caso in cui il progetto possa portare benefici alla popolazione locale. E questa è l'unica iniziativa che può dare uno sviluppo forte, un collegamento che sarà unico al mondo».
Intanto giovedì scorso, 18 novembre, il presidente Roberto Vicquéry e l’amministratore delegato Giorgio Munari di Monterosa Spa e il presidente e ad della Cervino Spa Herbert Tovagliari hanno preso carta e penna e contestato punto su punto le accuse di Adu VdA, che contro il progetto ha recentemente presentato un esposto alla Corte dei Conti. Nella lettera si rivendica come «Monterosa Spa e Cervino Spa abbiano operato nel rispetto della legge e delle prerogative conferite dalla Regione». «Il bando individua correttamente i vincoli ambientali. - rimarca la lettera - La necessità di inserire alcuni elaborato di approfondimento nell’ambito degli studi preliminari rende chiaro come Monterosa Spa e Cervino Spa abbiano agito con notevole scrupolo, al fine di appurare ogni singolo elemento necessario per valutare le opzioni a sua disposizione e tra queste come previsto nel capitolato anche l’opzione zero. Ma è chiaro che nessuna progettazione definitiva è stata affidata». Per Monterosa e Cervino Spa il documento di Adu è «al limite della diffamazione» e contiene «gravissime imprecisioni, nonché documentali e grossolani errori sotto il profilo tecnico e giuridico».