Seminario maggiore Presentato il restauro
Nella luce suggestiva di novembre, si sono aperte le porte dei giardini del Seminario maggiore, ieri venerdì 5, in via Xavier de Maistre ad Aosta, per mostrare appieno la nuova veste della facciata dell'edificio. Le visite sono durate dalle 11 alle 16, accompagnate dai volontari di Chiese aperte che hanno anche fornito alcune spiegazioni sui lavori di restauro. La storia dell'edificio settecentesco e i dettagli sul restauro, che tra gli altri piccoli tesori ha riportato in vita la meridiana, sono stati raccontati durante la tavola rotonda, iniziata alle 17 nel salone del Seminario, accedendo in via straordinaria dal portone monumentale di via Monseigneur Pierre-François de Sales. Dopo le introduzioni del vescovo di Aosta Franco Lovignana e dei responsabili del seminario, il canonico Albino Linty-Blanchet e frate Marcello Lanzini, la moderatrice Roberta Bordon, storica dell'arte e incaricata diocesana per i beni culturali con delega vescovile per i rapporti con la Soprintendenza ai beni culturali, ha condotto gli interventi della soprintendente Cristina De La Pierre, del consigliere uscente del Consiglio di Indirizzo di Fondazione Crt Ugo Curtaz, della restauratrice Novella Cuaz e di Chiara Devoti, aostana che dirige la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio e fa parte del Collegio del Dottorato in Beni Architettonici e Paesaggistici del Politecnico di Torino. La professoressa Devoti è anche autrice di diversi articoli, comparsi su pubblicazioni specialistiche, relativi all'architettura settecentesca in Valle d'Aosta e in particolare al seminario e vescovado, il suo intervento ha quindi permesso di tracciare un inquadramento storico e architettonico dei lavori svolti.
I colori originari, gli stucchi bianchi, le grondaie di rame brillante, il color grigio azzurro delle specchiature tra le finestre, riemergono dopo la pulitura e il restauro delle parti mancanti. I lavori sono iniziati a luglio 2020, ripresi nell'aprile 2021, dopo la pausa invernale, e conclusi lo scorso settembre. Il progetto di restauro è stato elaborato nel 2018 da un gruppo di lavoro costituito dall’ingegnere Michele Cuzzoni di Pavia, dall’architetto Paola Coppi di Milano e dalla restauratrice Novella Cuaz di Aosta, per una spesa totale di 314.979,10 euro. L'importo è coperto per 213.357,38 euro dal contributo regionale (legge n. 27/93), mentre altri 36.000 euro vengono dalla Fondazione CRT di Torino nell’ambito del bando “Cantieri di restauro 2020”. I lavori sono svolti sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Regione autonoma Valle d’Aosta. La restauratrice Novella Cuaz di Roisan, accreditata dal Ministero dei beni culturali, ha realizzato e coordinato i lavori, con la sua squadra composta da Emanuela Bertoli, Marta De Marchi, Michela Ravasio, Erika Favre, Margherita Scandolera, e con l’aiuto del decoratore Arben Beleshi.
L'intervento di pulitura, sui circa 750 metri quadrati della facciata, ha permesso di rimuovere depositi e stuccature precedenti ed elementi metallici arrugginiti, poi di consolidare gli intonaci, che a volte cadevano, integrando le parti di stucchi mancanti, tra cui un terzo dell’imponente cornicione e la sporgenza del pilastro orientale. Gli stucchi sono poi stati completati con la stesura di un protettivo. Sulla facciata c'è anche una meridiana, che però era incompleta e danneggiata. Il restauro è stato completato grazie al coinvolgimento di un esperto di gnomonica, il geometra Luigi Ghia, che insieme al fabbro Livio Mognol ha ricostruito l’articolata struttura in ferro di inizio Ottocento, che era andata in parte perduta, funzionale all’indicazione delle ore, delle mezz’ore e dei due solstizi, autunnale e primaverile.