In Appello fortemente ridimensionata la pena allo psichiatra Marco Bonetti

In Appello fortemente ridimensionata la pena allo psichiatra Marco Bonetti
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La Corte d’Appello di Torino ha sensibilmente ridimensionato la pena inflitta in primo grado allo psichiatra aostano in pensione Marco Bonetti. Infatti il Gup del Tribunale di Aosta aveva condannato il medico a 10 anni e 8 mesi di carcere che con la sentenza di giovedì scorso, 4 novembre, sono scesi a 4 anni e 3 mesi di reclusione. L’accusa aveva chiesto 9 anni e 7 mesi. La pena è stata ridotta per effetto della rivalutazione di alcune attenuanti e dell’esclusione dell’accusa di truffa, ritenuta improcedibile per difetto di querela di parte. Marco Bonetti è stato perciò condannato per violenza sessuale ai danni di alcune pazienti - incluso un episodio per cui in primo grado era scattata l’assoluzione -, nonché per corruzione, peculato e falso relativamente alla richiesta di documentazione medica “addomesticata”. Confermato il risarcimento all’Unità Sanitaria Locale della Valle d’Aosta, di cui lo psichiatra era dipendente all’epoca dei fatti. Accogliendo la richiesta dell’avvocato Corrado Bellora, che tutela gli interessi dell’azienda, i giudici hanno ribadito la provvisionale da 20mila euro, aggiornando le spese legali dovute dall’imputato al secondo grado di giudizio. Marco Bonetti era difeso dagli avvocati Massimo Balì e Jacques Fosson. Confermate dalla Corte anche le condanne - ad un anno e 10 mesi di carcere a testa - per 2 ex pazienti del medico, imputati con lui perché, secondo gli inquirenti, gli avevano consegnato dei soldi al fine di ottenere certificati con diagnosi “compiacenti”.

Alla fine del 2016, quando il medico era il “numero due” del reparto di psichiatria dell’Usl, la Guardia di Finanza aveva installato una telecamera nascosta negli ambulatori in cui riceveva. All’imputato, dopo un periodo agli arresti domiciliari - ed il sequestro di circa 80mila euro su più conti correnti e su un deposito titoli, ritenuti provento dei reati commessi -, erano così state contestate la violenza sessuale ai danni di alcune pazienti e della madre di una di esse, la cessione di stupefacenti (dei medicinali) ad un’altra donna e le fattispecie legate alle presunte certificazioni “pilotate”.

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