Al Forte di Bard una mostra dedicata all’eterna magia dei colori di Ligabue

Al Forte di Bard una mostra dedicata all’eterna magia dei colori di Ligabue
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È stata inaugurata la sera di giovedì scorso, 28 ottobre, alla presenza del curatore Sandro Parmiggiani e della presidente del Forte di bard Ornella Badery, la grande mostra antologica “Antonio Ligabue e il suo mondo” che può essere visitata nelle Cannoniere fino a domenica 9 gennaio. Tra i più significativi artisti del Novecento, l’esposizione ripropone l’intero percorso artisticodi Antonio Ligabue, dalla fine degli anni Venti al 1962, quando, a causa di una paresi, fu costretto a interrompere la sua attività, senza mai più riprenderla, sino al 1965, anno in cui morì. La rassegna intende fare conoscere i diversi strumenti espressivi cui Ligabue si è dedicato, con esiti significativi in ogni tecnica: 95 opere in tutto, tra le quali circa 50 dipinti di particolare valore qualitativo, con alcuni veri e propri capolavori, una ventina di sculture, disegni e incisioni, provenienti da collezioni private, da raccolte pubbliche e da Fondazioni bancarie. La rassegna permette di approfondire e scavare nei nuclei tematici fondamentali dell’artista, per vedere sia come variano nel tempo i suoi centri di interesse sia come si evolve un particolare motivo, e i reciproci transiti dall’uno all’altro. Vuole inoltre fare conoscere meglio e avvicinare al grande pubblico, attraverso contributi testuali e visivi innovativi, il lavoro dell’artista e l’uomo Antonio Ligabue, nel quale vita e opera si sono reciprocamente, pur se non meccanicamente, intrecciate e alimentate.

Sono 2 i filoni fondamentali cui si è dedicato Ligabue: gli animali esotici e feroci, abitatori della foresta, e comunque tutti quelli che possono essere definiti predatori, e gli autoritratti, un capitolo dolentissimo, intriso di amara poesia. Non mancano tuttavia altri soggetti, quali le scene di vita agreste e gli animali domestici. Altro filone indagato da Ligabue in pittura è quello dei suoi paesaggi padani, nei quali irrompono, sullo sfondo, le raffigurazioni dei castelli e delle case, con le loro guglie e bandiere al vento, della natia Svizzera, assolutamente reali, esito di una memoria che tenacemente serbava immagini che restarono vive per tutta la sua vita. Al di là di fuorvianti cliché interpretativi della sua opera, quali “naïf” o “artista segnato dalla follia”, Ligabue si rivela un grande espressionista tragico, un artista di valore europeo, prosecutore di quell’espressionismo che caratterizzò alcune esperienze della prima parte del Novecento.

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