Sorpresa: ottobre da record
Un ottobre così non si vedeva da anni. Grazie anche a un meteo favorevole e ad una mentalità che gradualmente inizia a cambiare, alcune strutture alberghiere hanno deciso di tenere aperto oltre settembre. Ed hanno ottenuti risultati inattesi. Filippo Gérard, presidente dell’Adava, è anche titolare di 2 alberghi a Cogne, l’Hotel du Grand Paradis e il Sant’Orso, rimasti a disposizione della clientela nei fine settimana - il Grand Paradis - e tutti i giorni - il Sant’Orso -, oltre che de La Cave de Cogne. Le 3 attività hanno lavorato bene a ottobre, impiegando una trentina di persone per almeno un mese e compensando parzialmente le perdite causate dalla pandemia, così da coprire il 70 per cento dei posti disponibili in settimana e praticamente 100 per cento nei fine settimana. «Siamo andati oltre le più rosee aspettative» commenta Filippo Gérard. «Certo, l’apertura può essere proponibile per quelle strutture che hanno un centro benessere e dei servizi, particolarmente richiesti nelle mezze stagioni, quando è più difficile stare all’aria aperta tutto il giorno». Anche come presidente della categoria, Filippo Gérard evidenzia come esista «Un mercato disposto a programmare le proprie vacanze in autunno che, se non trova accoglienza in Valle d’Aosta, si rivolge ad altre località. Stare aperti più possibile è utile per garantire l’occupazione e sostenere l’indotto, recuperando in parte gli investimenti e i costi fiscali. In Alto Adige, per esempio, l’autunno è diventato la media stagione, dovremmo crederci di più anche noi ed imparare. Il nostro assessore regionale al Turismo Jean-Pierre Guichardaz intende stanziare più fondi per la promozione regionale, noi operatori dovremmo coordinarci e fare la nostra parte, chiedendoci se è sostenibile e sapendo già che per un certo periodo non si lavorerà a pieno regime, poiché per fidelizzare la nuova clientela occorreranno un paio di anni».
Un’altra implicazione positiva è quella sociale. «Se non vi saranno più località-fantasma - aggiunge Filippo Gérard, - questo contribuirà al ripopolamento di alcune zone di montagna, dove a causa dell’assenza di lavoro e alla denatalità rischiano di venire a mancare, per esempio, i servizi scolastici e si innesca un circolo vizioso. Se i negozi, i bar ed i ristoranti rimangono aperti, cresce nel tempo anche il numero dei residenti. Sarebbe una buona opportunità sociale, che anche la Regione dovrebbe incentivare con degli incentivi per chi decide di trasferirsi. Occorre ripensare le stagionalità e sensibilizzare gli operatori, affinché chiudano solo 2 mesi su 12 per i lavori di manutenzione, ordinaria o straordinaria, coordinandosi e turnando nel modo più opportuno, così da garantire sempre l’accoglienza turistica».
Pure Rosella Champretavy, proprietaria dell’Albergo Punta Zerbion di Corbet a Ayas è molto soddisfatta di questo che «E’ stato in assoluto il miglior ottobre da quando nel 2012 abbiamo provato a restare aperti. Siamo passati da una media, negli anni scorsi, di 100 presenze nel mese a 480, come a settembre. Nei fine settimana abbiamo dovuto dire di no a qualcuno che ha deciso di prenotare all’ultimo. Il tempo sicuramente ha aiutato. Abbiamo ospitato altri albergatori, che hanno chiuso e sono venuti in vacanza da noi, soprattutto dalla Liguria, dalla Francia e dalla Svizzera, che in questo periodo potevano trascorrere le ferie con la famiglia. Tutti clienti nuovi, che fin dal primo contatto telefonico chiedevano se abbiamo la piscina o altri servizi. Il prossimo anno attueremo la stessa strategia, sperando in una meteo altrettanto favorevole. Per un hotel che deve assumere un cuoco e tutto il personale non è facile. Certo, bisognerebbe fare rete con i negozianti e i ristoratori, perché non è il massimo vedere che è tutto chiuso».
Sempre aperto da 25 anni, a parte maggio e novembre, è l’Auberge de la Maison di Courmayeur la cui titolare Alessandra Garin ha notato un discreto incremento a ottobre 2021 rispetto agli autunni precedenti. «Le ragioni sono nel meteo, tanto che per esempio sono stati richiesti dai clienti molti cestini da picnic per le gite in Val Ferret e in Val Veny, come pure sono stati acquistati tanti biglietti per Skyway. Credo anche che fosse comune a parecchi il desiderio di evadere dalle città e di stare nella natura il più possibile, approfittando pure dei giorni infrasettimanali, considerando ancora l’incertezza relativa al futuro».