Progetto Civico Progressista: frattura nel gruppo, caos in Consiglio Valle
Dopo l’assemblea di lunedì scorso, 18 ottobre, che ha disposto l’uscita dalla maggioranza Lavevaz di tutto il gruppo consigliare, è scoppiato il caos in Progetto Civico Progressista. E in Consiglio Valle. Cinque consiglieri del gruppo - Andrea Padovani, l’assessore Jean-Pierre Guichardaz, Paolo Cretier, il presidente del Consiglio regionale Alberto Bertin e Antonino Malacrinò - hanno ribadito la loro intenzione di confermare il loro appoggio al Governo. E dopo la richiesta del commissario del Partito Democratico Umberto D’Ottavio - che tutti rinuncino alla sigla e al nome Pcp - Progetto Civico Progressista in Regione si trova in una situazione di stallo. In questi stessi giorni l’ex assessora Chiara Minelli e Erika Guichardaz hanno ufficializzato la loro uscita dalla maggioranza. Succede quindi che all’interno dello stesso progetto politico ad oggi vi siano sia consiglieri di maggioranza che di minoranza. Ciò che ha provocato la sospensione della seduta del Consiglio regionale di mercoledì scorso, 20 ottobre, proprio per mancanza di chiarezza.
Nella serata di giovedì scorso, 21 ottobre, si è tenuta una prima riunione per cercare di risolvere la diatriba interna. Attorno a un tavolo i sette consiglieri e i rappresentanti delle forze politiche che compongono il progetto. Obiettivo: una separazione consensuale, senza dover arrivare alle carte bollate. La «quadra» dopo la prima riunione non è stata trovata. Il Pd vorrebbe che il nome «Progetto Civico Progressista» si estinguesse, mentre le altre forze politiche che fanno riferimento al progetto - Area Democratica e Rete Civica - preferirebbero mantenere la sigla e continuare a utilizzare il nome Pcp in consiglio regionale.
«Quando avvengono le scissioni nessuno utilizza il nome usato in precedenza, si tratta di una questione di rispetto» commenta il commissario Pd Umberto D’Ottavio. «O si arriva ad un accordo del genere oppure le due consigliere che si sono messe in minoranza escano dal gruppo. - continua il Commissario - Anche noi del Pd siamo tra i fondatori di Pcp, e spero che lunedì quando si riunirà il Consiglio Valle straordinario si chiarisca che ci sono due gruppi consiliari distinti, ognuno con una propria denominazione diversa da Progetto Civico Progressista». Assolutamente contrario Raimondo Donzel leader di Area Democratica: «E’ inopportuno che il commissario rilasci dichiarazioni prima di una riunione, in cui peraltro il Pd si è presentato con una commissione politica che ha sostenuto posizioni diverse da quelle dei consiglieri del partito. Si è fatta una bella e interessante discussione, ma non si è potuto convergere su una posizione comune perché per noi Pcp non può essere sciolto dall’alto per la scomunica di un emissario mandato da Roma a subordinare la sinistra agli autonomisti». Dello stesso avviso Erika Guichardaz: «Continuo a non capire perché chi non rispetta gli accordi, chi non tiene fede a nulla del programma depositato con la lista, chi non dialoga con le persone che ci hanno permesso di candidarci e stanno lavorando da mesi a supporto dell’attività del gruppo consiliare, chi sostanzialmente non si riconosce in nulla di Pcp, vuole tenersi un nome di cui da subito si è allontanato».
«Vorrei ricordare a Umberto D’Ottavio che in ogni separazione consensuale - prosegue Erika Guichardaz - la casa rimane a chi ci ha investito e ci ha creduto. Io sono l’unica dei quattro consiglieri Pd ad essere fondatrice del partito e ad aver ricoperto importanti incarichi. Oggi non mi ci riconosco più, visto che la linea intrapresa è in aperto contrasto con le mie idee e i miei valori, quindi lo lascio senza rivendicare nulla». Indispettita dalle parole del Commissario Pd pure Chiara Minelli: «Dice che abbiamo un'idea diversa di Pcp, e infatti concordo perfettamente, anche se non so esattamente che idea ne abbia lui. Umberto D'Ottavio conosce infatti pochissimo il percorso politico di questi ultimi due anni che ha portato alla nascita di Pcp e immagino che la sua idea sia piuttosto frutto della interpretazione che danno i consiglieri iscritti al Pd. Pcp non è un mero cartello elettorale, noi abbiamo fatto risorgere il Pd che da solo non sarebbe stato in grado nemmeno di fare la lista, ed ora vogliono anche distruggere la sigla?».
Il capogruppo in Consiglio Valle Paolo Cretier non si sbilancia: «Vi sono dei passaggi nel regolamento del Consiglio che necessitano di una riflessione. Spero che si arrivi ad una separazione consensuale».