Piermauro Reboulaz, presidente Cai Valle d’Aosta «Non si poteva ristrutturare la Capanna Defey?»
«Ci è giunta voce che si intenderebbe posizionare un nuovo bivacco proprio al colle del Rutor, e magari proprio dove c'è la nostra Capanna Venanzio Defey. Non sappiamo se questo sia già stato progettato o - peggio - realizzato, al momento in loco non ve n'è traccia ma non si sa mai. Certo è che almeno un confronto con il Cai e con la Sezione di Aosta andrebbe svolto, se non altro per la storia che essa rappresenta anche nella zona del Colle del Rutor, oltre alle evidenti implicazioni di titolarità dell'esistente e del sedime di pertinenza». Parole di Piermauro Reboulaz, presidente del Cai Valle d’Aosta, messe nero su bianco nell’ultimo numero di Montagnes Valdôtaines, il periodico del Club Alpino Italiano. Il nuovo bivacco è proprio quello dedicato a Edoardo Camardella, la cui realizzazione marcia spedita. Piermauro Reboulaz storce il naso, «e il mio disappunto è assolutamente a titolo personale, non è una posizione ufficiale del Cai, sia chiaro» aggiunge al telefono, è dovuta al fatto che poco distante è la Capanna Defey, appena più in alto del Colle del Rutor a 3.376 metri di quota: costruzione che risale agli anni tra il 1887 e il 1888, in pietra con rivestimento interno in legno. Capacità di 6 persone in 2 stanzette; inaugurata il 19 agosto 1889 e abbandonata intorno al 1920. Oggi, «quello che anche a distanza appare poco più di un ordinato mucchio di sassi» ammette Piermauro Reboulaz. Che però è il primo bivacco realizzato nella zona, tanto che aggiunge Piermauro Reboulaz: «Non si poteva sistemare questa struttura, invece di farne una nuova?».
Concetto espresso nell’articolo per Montagnes Valdôtaines: «Avremmo magari ancora una testimonianza storica dei tempi storici dell'alpinismo. E allora perché non immaginare questa volta un'azione meno standardizzata della solita nuova costruzione tout-court, con recupero delle parti antiche ed integrazione delle medesime seguendo la stessa tipologia messa in opera a fine Ottocento? Una simile operazione è già stata fatta col bivacco Quintino Sella ai Rochers, sulla vecchia via normale al Monte Bianco, e l'equilibrio tra antico e moderno potrebbe compensare la salvaguardia della storia con le esigenze di un ricovero per le situazioni di emergenza che mai dovessero verificarsi. Ormai, di bivacchi nuovi se ne vedono spuntare in discreto numero - forse non sempre così necessari, ci viene da pensare qualche volta - e non sarà certo l'ennesimo progetto "avveniristico" ad entrare nella storia dell'architettura ed a segnare una pietra miliare delle realizzazioni in quota».