Il (prevedibile) degrado in città si sta espandendo sempre più
Nelle prime ore del 1° settembre scorso è avvenuto l’ennesimo furto in città ai danni di un noto bar del centro storico. Probabilmente quasi nessuno - a parte i diretti interessati che lo hanno subito - si ricorda di tale fatto, uno dei tanti che si producono ad Aosta durante la notte quando per molti è ormai preferibile non uscire dalla propria abitazione. Ma è la dinamica del reato in questione ad essere rappresentativa di un degrado che si è prodotto in questi ultimi decenni e che è andato progressivamente allargandosi sempre più. Nonostante tutto questo fosse prevedibile quanto di preventivo è stato fatto per invertire tale tendenza? Il malvivente in questo caso non ha forzato, come spesso avviene, la serratura di una porta bensì molto spudoratamente ha prelevato dalla pubblica strada un pesante tombino in ghisa e lo ha lanciato contro una vetrina del suddetto esercizio devastandola. Per un bottino di circa 200 euro ha provocato danni per oltre 3mila euro. Probabilmente la quasi sicurezza dell’impunità, nel rimanere ignoto, lo ha favorito in questo gesto di disprezzo totale dei beni altrui. Ma, quasi certamente c’è dell’altro a spiegare questa indifferenza per il divario tra l’obiettivo raggiunto in termini economici e quanto costerà ai titolari di tale bar la riparazione della loro vetrina. Per alcune persone che hanno scelto di vivere a spese (cioè a danno) di altri, questi ultimi e i loro beni sono considerati alla stregua di prede. E le prede, si impara sui libri di scuola, o scappano o sono alla mercé dei loro predatori. Tempo fa una grande area verde pubblica fu occupata abusivamente e stabilmente da un gruppo di nomadi. Per diversi anni i cittadini di Aosta poterono osservare con sdegno l’assenza di reazione delle istituzioni preposte a fare osservare da tutti le leggi, visto che la stessa Costituzione afferma l’uguaglianza di tutti nessuno escluso di fronte alle stesse. Quegli stessi cittadini erano ben consapevoli che se uno di loro si fosse permesso di parcheggiare liberamente un suo mezzo in tale zona non sarebbe passato un giorno senza che le forze dell’ordine intervenissero prontamente sanzionandolo ed intimandogli la rimozione del veicolo. Certi quartieri e certe strade sono ormai da tempo off-limits con il calare del buio. Lo saranno ancora più in futuro. Qualcuno propose qualche anno fa di recintare i giardini pubblici a lato del viale Conseil des Commis in quanto di notte erano diventati pericolosi a causa delle persone che li frequentavano e dunque per le possibili aggressioni. Tanti si chiesero a quale livello di degrado cittadino si era arrivati per auspicare di sbarrare l’accesso a quel fazzoletto di verde. Gli episodi di vandalismo si sono poi moltiplicati in questi ultimi tempi, così come gli abbandoni abusivi di rifiuti ingombranti. Segnali questi di quanto il rispetto dei beni privati e collettivi e le regole del vivere civile non valgano per tutti. E se il fiorentino Lorenzo il Magnifico più di 500 anni fa compose il famoso verso: “del doman non v’è certezza”, noi potremmo aggiungere allo stesso “né tanto meno sicurezza”. Lo scrittore svedese Lars Gustafsson su simili problematiche così si è espresso: “Tollerare l’intolleranza genera intolleranza, non tollerare l’intolleranza genera tolleranza”. Lui lo ha scritto, noi ne abbiamo visto le conseguenze.